Disoccupazione: oggi peggio del 2009
Nel varesotto colpisce soprattutto gli uomini, con percentuali che si avvicinano alla media nazionale, e peggiori rispetto alla media lombarda. In tutto le persone in cerca di occupazione in provincia sono 35mila
Sono oltre 35mila le persone alla ricerca di un’occupazione sul territorio varesino, di cui 23mila uomini e 12mila donne. Un tasso di disoccupazione in continua crescita: nel 2013 ha toccato l’8,6%, superando la media lombarda (8,1%). Per i maschi si arriva addirittura al 10,3% (Lombardia 7,6%), attestandosi su valori non distanti dalla media italiana (11,5%). Dati che emergono dall’analisi condotta dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio con il suo portale statistico www.osserva-varese.it alla vigilia della festa del 1° maggio.
Nel confronto regionale, Varese si colloca a metà classifica tra gli estremi di Bergamo (7,4%) e Mantova (9%). Con riferimento alla sola componente maschile, tuttavia, Varese registra il risultato peggiore. Un ulteriore elemento di preoccupazione è che, sul nostro territorio, il tasso di disoccupazione risulta oggi superiore a quello della crisi del 2009 (6,3%, con 25mila disoccupati) e molto distante dai livelli “fisiologici” del periodo pre-crisi (2,9% nel 2007).
Sono soprattutto i giovani ad aver risentito degli effettivi recessivi sul mercato del lavoro: nella nostra provincia la disoccupazione giovanile (15-24 anni) è salita nell’ultimo anno dal 25,2% al 39,1%, con punte del 45% per i maschi (29% per le femmine); ciò significa che sono circa 11mila i giovani alla ricerca di un’occupazione.
Complessivamente il numero degli occupati varesini è sceso dalle 383mila unità del 2012 alle 375mila del 2013. La conseguenza è il calo del tasso di occupazione, considerando la fascia d’età tra i 15 e i 64 anni, di quasi due punti percentuali (da 65,6% a 63,9%). Più accentuato, anche in questo caso, è il dato relativo ai maschi (dal 71,6% al 68,8%).
L’ipotesi interpretativa di questi dati è che si siano sommati due fattori: la crisi economica iniziata nell’agosto 2008 è arrivata, in termini di effetti occupazionali, al suo culmine proprio nell’ultimo anno, quando una serie di misure volte a tutelare l’occupazione (cassa integrazione ordinaria, straordinaria, in deroga) hanno, in diversi casi, esaurito la tempistica massima prevista; a ciò s’aggiunge il perdurare dell’incertezza degli scenari economici, che ha disincentivato gli operatori alla domanda di nuova occupazione, soprattutto giovanile.
La difficile situazione del mercato del lavoro a Varese, come nel resto d’Italia, non accenna insomma a sbloccarsi. Gli stessi dati relativi agli avviamenti, ovvero al flusso di contratti aperti nel 2013, segnalano l’acuirsi delle difficoltà occupazionali: si passa da quasi 99mila contratti aperti nel 2012 a poco meno di 94mila negli scorsi dodici mesi (-5,3%). Se poi confrontiamo gli ultimi dati con quelli del pre-crisi (105.739 avviamenti nel 2008), la riduzione delle opportunità di lavoro risulta evidente (-11,4%).
Se fino al 2013 Varese era poi riuscita a salvaguardare i livelli occupazionali anche grazie all’impiego degli ammortizzatori sociali, nell’ultimo anno molte imprese, dopo aver utilizzato ed esaurito tutti gli strumenti a tutela dell’occupazione, sono state costrette a chiudere o a ridimensionare la forza lavoro: le situazioni di crisi (cassa integrazione + mobilità) nel 2013 in provincia di Varese hanno complessivamente coinvolto il 4,6% dell’occupazione dipendente (quasi 15mila persone), il livello più elevato dell’intera regione (3,1%). I beneficiari d’indennità di disoccupazione ordinaria nel solo ultimo anno sono poi balzati da 8.839 a 11.554.
Un segnale positivo, che potrebbe dare un po’ di respiro all’occupazione nei prossimi mesi, è l’attenuazione della domanda di cassa integrazione nell’ultimo anno (-0,7%) e, in particolare, di quella ordinaria (da 23,6 a 20,3 milioni di ore, pari al -14%). Qualche spiraglio sembra inoltre emergere dagli ultimissimi dati congiunturali: le prime indicazioni relative al trimestre gennaio-marzo 2014 segnalerebbero infatti una ripresa produttiva più accentuata proprio a Varese rispetto alle altre aree lombarde.
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