Il progetto della “Palestra in acqua” non convince il Pd
L'amministrazione comunale ha avviato il progetto di un nuovo centro da realizzare vicino al Parco Onetto. I democratici sono dubbiosi su diversi aspetti, compresa la sostenibilità economica
Il Partito Democratico di Jerago con Orago chiede all’amministrazione comunale di valutare con attenzione il progetto della "palestra in acqua" messo in cantiere (per ora con una donazione) dalla maggioranza di Giorgio Ginelli e dalla Fondazione Aldo e Cele Daccò. E i democratici avanzano anche un’ipotesi alternativa, quella di un «campus» d’avanguardia, per attività scolastiche ma anche culturali.
«Si tratta di una donazione di € 3.682.800,00, perchè l’Amministrazione Comunale di Jerago con Orago realizzi i lavori per la costruzione di un Centro Sportivo denominato “Palestra in acqua Cele Daccò”, cioè una piscina coperta con due vasche, due palestre da 300 m2 e 90 m2 di area benessere da realizzarsi nell’area adiacente al Parco Onetto di proprietà comunale» spiega il Pd, dopo il consiglio comunale dello scorso 10 aprile.
Il Pd contesta innanzitutto la grande fretta con cui si è aperto questo percorso: «In data 14 marzo il sindaco scriveva alla consigliera comunale Matilde Ceron, che aveva fatto richiesta di eventuale documentazione sulla realizzazione della piscina, che non era depositata alcuna documentazione a riguardo presso gli uffici comunali competenti. La proposta di donazione è stata comunicata ufficialmente all’ente dalla Fondazione il 2 aprile e approvata, con un’accelerazione e un’urgenza incomprensibili, solo 8 giorni dopo. L’opera è stata, infatti, sottoposta alla Consulta Ambiente e Territorio, convocata contestualmente al Consiglio Comunale, solo la sera precedente al Consiglio. Per la gran parte del primo mandato dell’amministrazione, abbiamo assistito a una quasi totale inerzia per quanto riguarda le opere pubbliche. Adesso ci si vuole stupire con effetti speciali. Quest’opera, a nostro modesto avviso, non costituisce priorità per la nostra comunità. La donazione sia per l’entità che per l’atto in sé costituisce senz’altro un fatto rilevante e perciò i cittadini di Jerago con Orago non finiranno mai di ringraziare la Fondazione e la Signora Daccò, già benefattrice per il Centro Aldo e Cele Daccò. E se a contribuire alla donazione ha avuto un ruolo l’Amministrazione, certamente un qualche merito lo vorrà acquisire anch’essa».
Al di là dei tempi, però, il Pd chiede conto di diversi aspetti nella progettazione dell’opera, pensata anche come "motore" economico e quindi destinata ad attrarre utenti dall’esterno del paese. «Sono stati esaminati tutti i rischi ambientali di questa opera che occuperà circa 4000 m2? È stato fatto uno studio per il parcheggio relativo? È stato fatto un piano viario conseguente alla piena utilizzazione dell’opera? È stato fatto uno studio di sostenibilità economica? (Anche se l’intenzione manifestata dall’amministrazione è di dare la gestione a un privato, nella malaugurata ipotesi che l’operazione non abbia esiti positivi, potrebbe restare un’opera pubblica inutilizzata o a carico della cittadinanza, come indicano chiaramente alcuni noti casi del nostro territorio.) Davvero non si poteva chiedere l’intervento della Fondazione su vere priorità per il paese?». Quale potrebbe essere l’alternativa? Per il Pd una scelta ragionevole sarebbe stata quella di investire su una struttura scolastica e culturale: «Mettendo mano al complesso di piazza Don Mauri si potrebbe intervenire sulle strutture obsolete (in particolare sulle caldaie e sul sistema di riscaldamento del tutto inaffidabile e dispendioso) promuovendo l’efficienza energetica e diminuendo permanentemente la spesa corrente dell’amministrazione. Adeguare le strutture scolastiche per poter ampliare l’offerta delle attività formative curriculari ed extra curricolari, ponendola al livello dei migliori Campus europei, sarebbe davvero un’impresa grandiosa e possibile grazie anche al vasto terreno adiacente». Un semplice recupero? No, secondo il Pd poteva diventare un’opera capace di dare lustro all’intera comunitò, «un Campus che disponga di dotazioni tecnologiche all’avanguardia e spazi per attività sportive, culturali e ricreative, accessibili anche alle associazioni e alla cittadinanza», investendo sui ragazzi, sul capitale umano, sul futuro.
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