Mancano gli infermieri: ogni giorno in ospedale c’è il rally dei “cecati”
I degenti del reparto Oculistica costretti ad andare nel reparto di Neurochirurgia scortati tra corridoi e passaggi tra parte nuova e vecchia del Circolo. Sono i "profughi" della sanità modello della Lombardia
Devono sgomberare prima delle 8, quando cioè terminerà l’ospitalità notturna offerta dai resti di quel reparto che fu uno dei più gloriosi dell’ospedale di Circolo, la Neurochirurgia. L’operazione di sgombero prevede quelle abituali di un risveglio, poi, stivato il corredo notturno in borse, sacchetti o valigette, ecco il plotoncino dei degenti diurni di Oculistica mettersi in marcia, ancora a digiuno, per ritornare nel reparto dove vengono curati. Scortati sempre da infermieri, ecco i profughi di una sanità modello, quella lombarda e del nostro ospedale, rifare il percorso della sera precedente che collega la più nuova delle strutture a una delle più vecchie, dove in passato nascevano molti varesini e oggi ospita appunto Oculistica, da anni evidentemente finita nel dimenticatoio della grandeur sanitaria di marca formigoniana e soci aggiunti.
Il pendolarismo quotidiano dei profughi del Circolo sembra essere conseguenza della mancanza di personale. Poiché in genere i “cecati” , come a Roma chiamano bonariamente i degenti di Oculistica, hanno gambe valide anche se sono anziani, le due traversate lungo corridoi e sotterranei oltre a essere salutari permettono di risparmiare il personale notturno a loro disposizione .Il trasferimento in Neurochirugia inoltre garantisce la dovuta assistenza e serve pure, in qualche misura, a rianimare un reparto che dispone di spazi ,ma dai 50 posti letto originari- di quando cioè era una vera eccellenza – oggi per il servizio al territorio è sceso a una quindicina.
Il rally dei miei colleghi di cataratta – appartengo alla categoria dei “cecati”- segnala una volta di più la necessità di chiarezza assoluta nei rapporti dei responsabili della sanità lombarda con la nostra comunità alla quale per esempio vengono sempre annunciate iniziative non accompagnate da relative programmazioni finanziarie, come è accaduto a volte per il Del Ponte; va ricordata anche la singolare diminuzione ufficiale di un centinaio di posti letto al “Circolo” dopo averne proclamati 750 al momento dell’inaugurazione.
Davanti a tanta insensibilità o arroganza la comunità ha diritto a una difesa: i varesini si sono pagati con i soldi delle tasse il loro ospedale, ma dai politici di casa con rare eccezioni, non sono mai tutelati. Si muovano almeno il sindaco e i suoi colleghi del territorio.
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