Una casa rifugio per aiutare le donne vittime di violenza
Uno stabile di due piani, anonimo, e riservato darà ospitalità alle vittime della violenza domestica. Nonostante i dati ufficiali descrivano una provincia tranquilla, si teme che il sommerso sia molto elevato
Un aiuto concreto per chi è vittima di violenza. La Fondazione Felicita Morandi ha inaugurato una casa rifugio per donne maltrattate. Si trova in Varese città ma non è noto l’indirizzo. È una proprietà confiscata alla mafia che lo Stato ha ceduto alla Provincia con il vincolo di destinazione.
In 18 mesi, la Fondazione ha coinvolto enti pubblici, privati, associazioni di volontariato per ristrutturare lo stabile di due piani che può dare ospitalità e accoglienza a 10 persone. Al pian terreno ci sono gli spazi comuni e 4 camere con bagno privato mentre al piano superiore sono stati ricavati due appartamenti piccoli ma riservati.
Sul territorio ci sono già altre realtà che contribuiscono alla rete di accoglienza e aiuto per donne in difficoltà. La peculiarità di questa casa, però, è quella di essere la prima spiaggia, l’alternativa immediata alla brutalità delle mura domestiche. Parole di apprezzamento sono arrivate dal dirigente della Squadra Mobile di Varese Silvia Carrozzo nel cui ufficio investigativo arrivano le segnalazioni dei casi di violenza ( la Lombardia è la seconda regione per richieste di intervento) : « Avere una proposta a quante ci chiedono aiuto è un grande passo in avanti. Le donne si rivolgono a noi per denunciare ma poi non trovano alternative alla propria casa e questo le mette in enorme difficoltà».
I lavori di ristrutturazione sono costati 800.000 euro, fondi recuperati grazie alla rete che si è creata in provincia e che vede coinvolte le istituzioni (Prefettura, Provincia, Comune e Asl) le forze dell’ordine, i privati e il terzo settore: « Questa sinergia è stata la caratteristica che ha permesso a Varese di ottenere un finanziamento di 80.000 euro per i progetti di contrasto alla violenza alle donne – ha commentato l’assessore lombaro alle Pari Opportunità Paola Bulbarelli – La Regione, quindi, sosterrà questa iniziativa, sperando anche di poter ottenere ulteriori fondi dallo Stato per i progetti di contrasto alla violenza alle donne, fondi, però, che sono attualmente bloccati».
La casa rifugio, dunque, è una delle prime concrete risposte del territorio a cui si è arrivati grazie ai protocolli d’intesa firmati nel novembre scorso e che delineano le attività di contrasto al fenomeno. Va ad affiancarsi ad altre due case già gestite dalla Fondazione: una a Gavirate per madri in difficoltà e una a Cittiglio che ha assunto, ultimamente, anche i connotati di rifugio per donne maltrattate.
Con l’inaugurazione odierna, mercoledì 16 aprile, la casa è pronta a ospitare le prime vittime. Per la piena funzionalità, però, manca ancora la chiarezza su chi sarà chiamato a sostenere le spese. Un dettaglio di non poco conto su cui le istituzioni questa mattina hanno preferito non entrare nel dettaglio. L’unica certezza è che quella casa era necessaria: nonostante i dati ufficiali descrivano una realtà non allarmante, il percepito di medici di pronto soccorso e di medici di medicina generale è assai più grave: « Crediamo che Varese non si discosti tanto dal dato nazionale che parla di 70 donne vittime di violenza per ogni medico medicina generale» commenta la presidente della Fondazione Felicita Morandi, dottoressa Scienza la quale ha più volte richiamato le autorità presenti, tra cui il direttore generale dell’Assessorato lombardo del Welfare Giovanni Daverio e l’assessore ai servizi sociali di Varese Enrico Angelini, sul tema contributi: « Il nostro compito era quello di realizzare la casa – ha commentato la presidente Scienza – ora va fatta funzionare».
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