Cavalli e natura, l’endurance nel cuore del parco del Ticino
Il 17 e 18 maggio, fra Golasecca e Casorate Sempione, si terranno due gare che fanno parte del circuito MiPAAf (Ministero politiche agricole e forestali) che tocca 7 regioni italiane e altrettanti parchi naturali
Parchi e cavalli sembrerebbe un connubio scontato, un accostamento quasi automatico, eppure non capita spesso di vedere gare sportive o semplici manifestazioni equestri all’interno delle oasi naturali. L’occasione per la provincia di Varese sarà la tappa del circuito MiPAAf (Ministero politiche agricole e forestali) di endurance (corse di resistenza) che si svolgerà il prossimo 17 e 18 maggio nel cuore Parco del Ticino, fra Golasecca e Casorate Sempione. Due tappe che fanno parte di un circuito che comprende, oltre alla Lombardia, altre 6 regioni italiane: Abruzzo, Friuli, Sicilia, Toscana Sardegna e Umbria e altrettanti parchi naturali. «Io ho un’anima contadina e ritengo i cavalli un elemento di bellezza che puo’ valorizzare il territorio – ha detto Gian Pietro Beltrami, presidente del parco del Ticino -. Questa manifestazione servirà alle persone che così potranno non solo vedere ma godere direttamente delle meraviglie di questo parco che, più che ammirato, va vissuto».
Il comitato organizzatore della tappa varesina è costituito dall’associazione Progetto veterinario, Brughiera on line e scuderia il Castello. «Queste gare – ha detto Alessandro Centinaio, presidente del comitato – sono importanti perché danno risalto al parco nel rispetto dell’animale e dell’ambiente aspetti su cui noi non deroghiamo».
Alcuni esempi: il cavaliere che abbandona una bottiglietta d’acqua può’ essere squalificato, in tutta l’area di gara non si potrà fumare, i controlli sui cavalli verranno fatti anche dopo l’arrivo e se l’animale viene trovato in condizioni non buone il cavaliere viene penalizzato fino all’esclusione, anche se ha vinto. «Il rispetto dell’animale è fondamentale – continua Centinaio – e il buon cavaliere è quello che sa dosare le sue forze e quelle dell’animale, perciò chi conduce male la sua gara a scapito della salute del cavallo è giusto che sia punito. E infine si darà un premio anche al cavallo».
Pierluigi GrassiIl circuito MipAAf serve anche a far crescere gradualmente i cavalli giovani e i loro cavalieri in questa disciplina sportiva, consentendogli di raggiungere nell’arco degli anni quella maturità fisica che gli permetterà di affrontare in seguito gare su distanze più impegnative, dai 120 ai 160 chilometri, e migliorare così anche la qualità dell’allevamento italiano, oggi purtroppo in difficoltà. «Si tratta di percorsi leggeri, brevi e di regolarità, senza particolari difficoltà – spiega Pierluigi Grassi, responsabile del circuito per il ministero – perché lo scopo è far conoscere i cavalli arabi nostrani e gli allevamenti made in Italy che hanno un patrimonio genetico eccezionale. Verso i sette anni di età e dopo un percorso di crescita adeguato, senza forzature, potranno ben figurare anche nelle gare internazionali ed essere un prodotto eccellente da proporre sul mercato».
Come in molti altri settori il tallone d’Achille italiano è rappresentato dall’ aspetto economico. Allevare in Italia costa troppo perché il cavallo è ancora considerato un bene di lusso e non un prodotto dell’agricoltura. Nonostante ciò, il nostro è un Paese che nell’allevamento degli arabi può’ vantare ancora una grande tradizione, soprattutto in Sardegna, dove ci sono linee di sangue molto interessanti. «Il problema sono i commercianti di cavalli – conclude Grassi – che hanno pensato solo al proprio business senza ragionare nel lungo periodo, perché un cavallo messo sul mercato quando non è ancora pronto, fa un danno all’immagine di tutto l’allevamento italiano».
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