Imprenditori amici dei boss nella terra di nessuno tra comasco e varesotto
Dalle due indagini della Procura di Busto e dei carabinieri emerge un quadro sconcertante nel triangolo buio a nord di Milano: imprenditori che chiedono protezione e favori alla 'ndrangheta che tutto può
L’indagine che questa mattina ha portato all’arresto di 17 persone tra le province di Varese, Como e Milano è una costola di quella che solo due mesi fa ha sgominato una locale di ‘ndrangheta operativa attorno a Saronno. Quel lembo di terra della provincia di Varese che si divide tra milanese, comasco e Brianza è un cono d’ombra nel quale si sono sviluppate ramificazioni della cosca Tripepi-De Marte, già attiva da molti anni nel nord Italia e non solo in Lombardia ma anche in Liguria. Sono oltre 50 gli arresti eseguiti da marzo ad oggi e il risultato delle due indagini dimostra che la conformazione giudiziaria del territorio dove operano offre loro un vantaggio a partire dalla suddivisione su più procure della stessa area geografica che permette una parcellizzazione delle indagini e dei risultati che queste comportano. La Procura di Busto Arsizio e i carabinieri di Saronno hanno capito questo "gioco" e hanno avviato da qualche anno una grande inchiesta che ha sconfinato in territori attigui anche se fuori dalla competenza della procura di Busto. Se nella prima indagine è emerso come Diego Tripepi tirasse le fila, insieme a Francesco De Marte, del settore delle riparazioni auto e della droga, la seconda conclusa con gli arresti di stamane ha portato allo scoperto il giro di estorsioni e usura ai danni degli imprenditori. A fare da humus per la rigogliosa malapianta della ‘ndrangheta la totale assenza di denunce da parte dei taglieggiati che addirittura, come nel caso dei fratelli Sozzi della Gisowatt di Gorla Minore, chiedono protezione ai livelli superiori quando arrivano gli scagnozzi a chiedere soldi.
IL SISTEMA – In una intercettazione Emanuele Sozzi chiama Giorgio Clerici e dimostra di conoscerlo da tempo, così come Roberto Tripepi; il Sozzi è stato appena minacciato da Giuseppe La Regina, uomo dei Tripepi, che ha chiesto il pagamento di 60 mila euro a saldo di un debito che il fratello di Emanuele (Valerio Sozzi, campione di ippica, ndr) avrebbe lasciato: «Questo qua mi ha detto: non me ne frega un c… vi scanno tutti» dice con voce preoccupata e agitata il Sozzi mentre Clerici lo tranquillizza: «Questi qua mi sembrano più seri – dice Clerici – non preoccuparti, ho parlato con Roberto (Tripepi, ndr) non ti succederà niente». L’unica a capire che chi si propone di risolvere il problema è lo stesso che lo ha creato è la moglie finlandese di Valerio Sozzi che, al telefono con Emanuele, dice di voler chiamare i carabinieri e di aver già pagato 30 mila euro in passato a Giorgio Clerici. Emanuele le intima di non farlo e prosegue per la sua strada mandando il Clerici a "risolvere il problema con La Regina". L’operazione si chiude con il pagamento di quella che viene definita una "mancia" a Clerici da parte del Sozzi. Sempre con l’inganno Tripepi e Clerici riescono a spillare a Emanuele Sozzi altre 30 mila euro.
LE AMICIZIE – Emanuele Sozzi è convinto di essere protetto dai suoi amici calabresi e con loro fa anche qualche affare illecito come ad esempio l’acquisto di un Rolex di provenienza illecita e pietre preziose. Dalle intercettazioni è evidente che sia le due pietre preziose che l’orologio sono frutto di reati. Nel primo caso è lo stesso Sozzi che, intercettato dopo essere uscito da una gioielleria dove aveva fatto montare le pietre su due orecchini, dice: «Bello, pulito e riciclato» e al figlio, che dovrà regalarli alla fidanzata, propone una lezione di educazione civica: «Fanno le truffe capito? Poi li danno a Giorgio, sono due brilli veri eh». nel caso del Rolex, Sozzi spiega a Clerici come farlo apparire "in regola": «Mi fai avere un certificato di vendita sottoscritto, me lo tengo in cassaforte e se un giorno mi chiederanno conto dirò che me l’ha venduto uno che era disperato e se poi lui l’ha zanzato non è colpa mia. Perchè come dici sempre tu, Giorgio, io sono una persona per bene e non mi posso sputtanare».
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