Prima Cappella, se il destino del parcheggio fosse deciso da un referendum
La vicenda della nuova opera pubblica ai piedi del patrimoni Unesco. Una consultazione comunale potrebbe aiutare la città a vivere con meno apprensione queste decisioni
Nel settimanale del sabato Rmfonline.it è attivo un commando di opinionisti impegnati nella buona battaglia civica per una Varese migliore. Questi guerriglieri della penna hanno tutti un passato di esperienze, fatte in ambiti diversi, che dà loro credibilità se non autorevolezza.Bruciando sul tempo noi cronisti, a volte sottratti alla riflessione da plurime rincorse alle notizie, il commando ha sollevato per primo il problema del parcheggio-caverna all’inizio della via Sacra, progetto che procedeva quatto quatto e si è poi presentato come un danno non da poco per l’ambiente e per l’immagine dell’ amministrazione comunale che l’ha voluto. La denuncia dell’inopportunità dell’iniziativa “cavernicola” ha coinvolto altri guerriglieri benpensanti che, costituito un comitato antiparcheggio, hanno raccolto l’adesione di oltre quattromila cittadini.Si tratta di un segnale importante per una Varese che è sempre stata molto “slow” davanti alle questioni politiche e civiche. E questo torpore e la consueta pretesa da parte dell’istituzione comunale dell’intangibilità del suo sovrano diritto alle decisioni per tutto l’arco della legislatura, dicono che a casa nostra non c’è mai stata compiuta democrazia. Cominciamo da noi cittadini: è storica la nostra disattenzione alle vicende civiche una volta votati coloro che ci rappresenteranno a Palazzo Estense. Si rimane cioè inattivi, mite gregge, quindi non affezionati alla democrazia, anche davanti a errori clamorosi e ben noti. Ne cito uno lontano nel tempo: il mancato prolungamento di corso Europa, oggi causa di gravi disagi per il traffico urbano.Tutti fermi, tutti zitti davanti a una scelta che la diceva lunga sulla cultura di governo di Palazzo Estense. Le situazioni da codice rosso si sono succedute nel tempo senza che noi si pensasse alla richiesta di verifica che poteva essere fatta attraverso lo strumento del referendum, previsto dalla Carta comunale. Un referendum a Varese istituito anni or sono ma non in chiave di apertura ampia al confronto: infatti lo possono chiedere i consiglieri comunali o il 15 per cento degli aventi diritto al voto. Come a dire che oggi, se nulla è cambiato nei regolamenti, il parere di oltre quattromila cittadini conta un fico secco. E possiamo anche dire che le minoranze che si sono succedute in Comune non hanno mai puntato forte su questo strumento di partecipazione democratica. Il torpore generale al quale prima accennavo ha inoltre frenato le iniziative dei cittadini attenti, per i quali svegliare i dormienti era ogni volta una scalata come quella dell’ Everest.
Per esempio la ricostruzione in loco di un ospedale pur necessario come il nuovo Del Ponte, era ed è una rara fesseria urbanistica; la conferma è venuta anche dalla Caverna 1, il parcheggio da scavare sotto il parco di Villa Augusta. La sollevazione generale contro il nuovo Del Ponte è avvenuta con almeno un anno di ritardo, quando non c’erano più i tempi tecnici per un eventuale stop a un’opera che resterà a imperituro ricordo, assieme ad altri errori gestionali, non solo dei faraoni della sanità lombarda , ma anche dei piloti del clan lumbard dell’urbanistica e alleati. Anche per la Caverna 2 oggi non potrebbero esistere più i tempi per un referendum considerato che è imminente l’appalto dei lavori e l’eventuale loro disdetta costerebbe una enorme penalità. Queste storie di parcheggi hanno avuto il pregio di risvegliare la sensibilità della comunità e di evidenziare e premiare con un vasto consenso i cittadini che si organizzano e combattono per giuste cause civiche. Durante un sopralluogo è stato detto che 5000 varesini sono contro il parcheggio della via Sacra, ma gli altri 75 mila sono con il sindaco. Un dato che già non ha avuto riscontro alle ultime elezioni comunali. Auguri per le prossime.
Ai parcheggi aggiungerei vicende di degrado e di sicurezza più volte segnalate dai cittadini: sono questioni in apparenza non grandi, ma dovrebbero sollecitare ancora di più anche noi giornalisti peraltro assediati sul fronte della comunicazione da una iperattività, in qualche caso fin troppo astuta , di una vasta gamma di “clienti” on line che rappresentano realtà sociali e istituzionali. Ma ci sarà democrazia compiuta solo con nuove regole sui referendum che più non limitino di fatto la partecipazione democratica al solo rito del voto. Il problema ha aspetti importanti, per esempio quello dei costi di un referendum, ma l’immobilismo è la peggiore soluzione. Può adombrare infatti un potere assoluto, che va civilmente contrastato. Come fanno coloro che non si riconoscono in una nuova civiltà delle caverne, sia pure per sole auto.
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