Festa per i nuovi 25 sacerdoti: in 10mila alla cerimonia a Milano
Undici sono varesini. Ora si metteranno al servizio delle parrocchie che sono state loro assegnate dove rimarranno per 5 anni
Grande festa sabato mattina in piazza Duomo a Milano. L’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola ha ordinato 25 nuovi sacerdoti della Diocesi ambrosiana. Tra di loro ci sono ben 12 varesini, provenienti cioè da parrocchie della provincia o ad esse destinate. La Cattedrale non ha contenuto tutti famigliari, gli amici, i fedeli delle parrocchie di origine e di quelle in cui i nuovi sacerdoti hanno fino ad ora collaborato. All’interno e all’esterno del Duomo erano 10mila le persone presenti. Al termine della Celebrazione grande festa per loro intorno al Duomo con il tradizionale “lancio in aria” dei nuovi preti da parte degli amici.
«Questi 25 uomini – ha detto Scola nella sua omelia – per il tenace coraggio della loro scelta che brilla luminosa agli occhi di tutti gli ambrosiani».
I neo-preti ambrosiani hanno un’età media di 30 anni. Il più giovane ha 24 anni, mentre due hanno superato i 50. C’è chi è entrato in seminario subito dopo la maturità, chi ci è giunto dopo aver lavorato come architetto, medico, disegnatore, avvocato, bancario, operaio. E chi, prima di avviarsi al sacerdozio è stato assessore comunale o si è laureato in ingegneria, in lettere classiche, in comunicazione. Ora i 25 sacerdoti si metteranno al servizio delle parrocchie che sono state loro assegnate dove rimarranno per 5 anni.
Rivolgendosi poi a tutti i presenti in Duomo Scola ha spiegato che «abbiamo bisogno di Qualcuno che si prenda cura di noi. La cura che il nostro cuore desidera è quella che non lascia fuori nulla di noi: l’esperienza dell’essere amati e dell’amare, il desiderio di lavorare ed edificare la città di tutti, il bisogno di riposare e far festa, quello di educare e la necessità di portare il peso del male fisico e di quello morale».
Parlando poi della missione che questi nuovi preti saranno chiamati a compiere, Scola ha detto loro che «è in forza del dono sacramentale che oggi ricevete che siete configurati a Cristo non per sostituirlo, ma per agire in Suo nome». Infine da Scola un compito per i novelli sacerdoti: “L’amore fraterno, la carità, è un linguaggio accessibile ad ogni uomo. Anche colui che sembra il più separato dalla Chiesa comprende il linguaggio della carità. La carità si fa trama di rapporti e sostanza della vita quotidiana della comunità cristiana a cui servirete come presbiteri. Sono questi i segni del Dio vicino. Gli uomini e le donne che abitano il campo del mondo li aspettano come il seme buono che darà frutto».
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