Gli arresti veneziani per il sistema di appalti e mazzette
Il terremoto politico segue l'operazione della migistratura che ha preso provvedimenti pesanti nei confronti di nomi come quello del sindaco Orsoni e dell'ex Ministro Galan
Dopo l’ondata di arresti che hanno colpito una delle città italiane più famose del mondo la politica è in subbuglio. Il sistema di fondi neri, tangenti e false fatture con cui, sostengono i magistrati inquirenti, si teneva in piedi il sistema di appalti collegati al Mose, l’opera colossal – 5 miliardi di euro – che entro il 2017 proteggerà la città dalle acque alte sembra essere esploso. I provvedimenti della misgistratura hanno colpito trasversalmente la classe politica veneziana e veneta.
Nella rete delle indagini della Guardia di Finanza, dopo gli arresti dell’ex manager della Mantovani, Piergiorgio Baita, e dell’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, sono finiti: il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, vicino al Pd, posto ai domiciliari, l’attuale assessore regionale alle infrastrutture, Renato Chisso (Fi), il generale in pensione della Gdf Emilio Spaziante, gli ex presidenti del Magistrato alle Acque (emanazione del Ministero dei lavori pubblici) Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva. I magistrati hanno disposto il sequestro di beni nella disponibilità degli indagati per 40 milioni.
Sul fronte politico fanno scalpore due nomi scritti nell’ordinanza del Gip Alberto Sacaramuzza: l’ex governatore veneto ed ex ministro Giancarlo Galan, deputato di Forza Italia, e l’eurodeputata uscente Lia Sartori (Fi). Le richieste di autorizzazione all’arresto sono state inviate alle competenti commissioni parlamentari.
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