L’Arma dei carabinieri sarà parte offesa nel processo contro Lucia Uva
L'avvocatura di stato rappresenterà l'onore della Benemerita e della Polizia. Sarà chiesta la costituzione di parte civile. Venerdì inizia il processo per diffamazione
Arma dei carabinieri e polizia di stato parti offese. Le due forze dell’ordine compariranno, venerdì 13 giugno, davanti al gup del tribunale di Varese Anna Giorgetti nel procedimento contro Lucia Uva (nella foto, sorella di Giuseppe), Mauro Casciari (giornalista de Le Iene), Luca Tiraboschi (direttore di Italia Uno), Adriano Chiarelli (regista del documentario Nei secoli fedele) per le accuse di diffamazione aggravata. Saranno rappresentate dall’avvocatura dello stato e quasi certamente chiederanno anche di costituirsi parte civile. Il punto è molto pesante, perché se venissero accettate dal giudice si potrebbe profilare anche una richiesta di danni da parte dei ministero della difesa e dell’interno, per una presunta campagna di diffamazione compiuta contro le divise dello stato. E’ facile intuire che la notizia potrebbe provocare molte polemiche, ma bisognerà aspettare le decisioni del giudice. Lucia Uva ha già anticipato che intende chiedere il giudizio immediato e dunque farsi processare. L’episodio si riferisce in particolare alle affermazioni fatte dalla Uva in tv e nel docufilm, in ordine al sospetto che Giuseppe fosse stata abusato in caserma la notte del 14 giugno 2008. La circostanza, secondo i pm Abate e Arduini è diffamatoria (ma anche per il pm Isnardi è falsa).
Il pm chiede il proscioglimento
I documenti giudiziari
IL DOSSIER
LA VISITA DELLA PATENTE – LA TESTIMONIANZA DELLA BARELLIERA –
LA TESTIMONE IN PS – IL RACCONTO DEL MEDICO IN CASERMA
Il commento
Perchè i pm non credono al caso Uva?
Secondo la procura Lucia Uva avrebbe offeso gravemente la reputazione dei carabinieri e dei poliziotti anche su facebook, mentre Chiarelli avrebbe offeso l’arma e gli agenti nel libro “Malapolizia”. Dal processo emergerà uno dei punti più controversi della vicenda Uva e cioèquello del sangue nei pantaloni e della mancanza degli slip di Giuseppe Uva. L’ipotesi di una violenza sessuale, a ben guardare, è stata esclusa dalle indagini (Uva aveva le emorroidi) da tutti i pm che hanno seguito fin qui il caso, e per averlo affermato alla trasmissione Le Iene, Mauro Casciari e Lucia Uva sono adesso indagati. Lucia aveva anche sottolineato che la perizia collegale indicava tracce di sperma umano nei pantaloni di Uva, circostanza che viene ritenuta dall’accusa falsa: «A sottolineare la valenza diffamatoria di dette affermazioni – si legge nel capo di imputazione – Lucia Uva riferendosi indistintamente alle suddette parti lese in modo inequivoco esclamava: “Me lo hanno inculato cazzo”».
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