“L’imprenditore Polita aveva una talpa nella Guardia di finanza”
Chiuse le indagini sul gruppo imprenditoriale. Nei guai i noti imprenditori, e un ex luogotenente che avrebbe rivelato segreti in cambio di un lavoro e una macchina. Indagato anche l'avvocato del caso Uva, Fabio Anselmo
Undici indagati, tra cui i fratelli Sandro e Antonello Polita, il capofamiglia Adriano Polita, ma non solo: anche un nome noto alle cronache come l’avvocato Fabio Anselmo, seppure in una posizione molto marginale (il legale dei casi Uva e Aldrovandi), e poi amministratori di società, persino un ex luogotenente della guardia di finanza di Varese, una “talpa” che avrebbe rivelato segreti d’ufficio mentre era in servizio, in cambio di un successivo lavoro e una macchina.
C’è tutto questo nell’avviso di conclusione delle indagini sulla presunta gestione illegale del gruppo Polita, che i pm Agostino Abate e Sabrina Ditaranto imputano ai noti imprenditori varesini, con una ricostruzione accusatoria che comprende reati quali l’associazione per delinquere, bancarotta, reati fiscali, truffe ai danni dello stato, calunnie, tentate estorsioni, corruzione di pubblico ufficiale, mendacio bancario. Alcune di queste vicende sono già note come le accuse relative ai fallimenti di Quiete e Ansafin.
Nelle carte si parla anche di truffa all’Inps e di diversi tentativi di intimidire con denunce calunniose professionisti che aveva realizzato perizie su alcuni affari come quello della compravendita della clinica La Quiete ai fratelli Riva (estranei ai fatti). Nella vicenda rientra anche la gestione dell’Hotel di Capolago. In questo spezzone di indagine si inserisce l’avviso di garanzia inviato all’avvocato Fabio Anselmo per una circostanza da chiarire. Secondo i pm, d’accordo con i Polita avrebbe emesso una fattura per un incarico professionale inesistente su richiesta degli stessi imprenditori che avevano bisogno di creare fittizie componenti di reddito negative, per giustificare altre fatture emesse per consulenze in realtà inesistenti (l’avvocato Anselmo ha invece replicato dicendo di aver assistito i Polita in un processo a Brescia per una denuncia dei suoi clienti contro il pm Abate).
Tornando alle condotte contestate agli imprenditori, in un caso vi sarebbe stata invece la denuncia a un collaboratore dell’hotel di aver rubato 78 televisori, che per i pm era solo una calunnia per fare delle pressioni. Un capitolo a parte sono poi le accuse contro un ex luogotenente della guardia di finanza, in particolare peculato, rivelazione di segreto d’ufficio e corruzione, per aver asportato dei documenti di indagini coperti da segreto, e averli consegnati a Sandro Polita, che li avrebbe poi utilizzati nelle controversie civilistiche contro i Riva, ovvero gli ex proprietari che gli cedettero la clinica La Quiete. Il luogotenente avrebbe accettato la promessa di un contratto di consulenza presso La Quiete Hospital srl, che all’epoca faceva capo a Polita, formalizzato subito dopo il congedo, nel 2010, e che prevedeva un compenso annuo di 30mila euro, compresa un’auto aziendale libera da ogni spesa e senza limite di utilizzo.
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