“Trasferire la testa di AgustaWestland a Roma non ha senso”

L'ex assessore Emilio Paccioretti interviene sulle nuove scelte di Finmeccanica. "Moretti sta facendo un grave errore. È come se Apple dalla Silicon Valley si trasferisse a Washington"

“Il modello proposto da Finmeccanica non ha nulla di innovativo e rischia di depauperare il territorio e la cultura professionale più che centenaria della provincia di Varese, di Samarate e dei comuni attorno a Malpensa, snodo ideale per collocare un’industria areonautica collegata con il mondo intero”. 

Emilio Paccioretti riflette da giorni sulle scelte dei nuovi vertici della holding, e non nasconde tutta la preoccupazione per il futuro di AgustaWestland. Lui per mestiere si occupa di organizzazione aziendale, ha lavorato sia per grandi Multinazionali (Pirelli e Zambon) che per medie imprese molto innovative (Prometeia e IED. Etc.), oltre ad esser stato assessore all’economia del comune di Samarate dal 2005 al 2008.  
Cosa la preoccupa rispetto alle recenti scelte di Finmeccanica?
«Il comunicato stampa di Finmeccanica del 19 giugno, sulle "linee guida per l’attuazione del nuovo modello organizzativo ed operativo di Gruppo" , e che preannuncia anche lo spostamento a Roma dei centri decisionali di AgustaWestland, in realtà rivela un disegno organizzativo tutt’altro che nuovo e per nulla convincente per l’eventuale raggiungimento degli obiettivi di efficienza che sembra sottendere. Queste decisioni in AgustaWestaland le ha illustrate a tutti i dipendenti, l’Amministratore delegato Daniele Romiti creando non poche perplessità e diffondendo inquietudine».
“Il Modello – come si legge nel comunicato – prevede divisioni dotate di tutte le funzioni necessarie allo sviluppo ed alla gestione dei rispettivi business, presidi tecnici e funzioni centrali per il coordinamento delle divisioni e il supporto al business, nonché governance ed indirizzi strategici maggiormente integrati, con benefici in termini di produttività industriale, economie di scala e aumento della competitività.
Il programma realizzativo del Modello, che si protrarrà per l’intero 2015, prevede nell’immediato la realizzazione di interventi quali il trasferimento delle sedi legali e degli uffici degli Amministratori Delegati delle società interessate presso la sede di Finmeccanica e la razionalizzazione delle rappresentanze commerciali internazionali nei mercati chiave”.
 
Perché il progetto di Mauro Moretti sarebbe poco convincente e poco innovativo?
«Il nuovo vertice vuole trasformare la holding in una struttura operativa, eliminando le principali società controllate, come AgustaWestland, per trasformarle in divisioni operative di Finmeccanica. 
Non c’è nulla di buono in tutto questo per varie ragioni, non facilmente estrapolabili dallo scarno comunicato, ma deducibili per chi è avvezzo a storie di ristrutturazioni aziendali. In particolare con il progetto Moretti si appesantirebbe ulteriormente una struttura esistente, Finmeccanica prevalentemente finanziaria, con funzioni operative "pesanti". Le strutture divisionali per definizione duplicano le funzioni di staff e i relativi costi. In genere non basta eliminare qualche Consiglio di Amministrazione per compensarne l’aumento. I direttori centrali di una divisione come AgustaWestland, costerebbero qualche milione di euro, mentre per alleggerire qualche CdA esistente basterebbe ridurre drasticamente numero e compensi dei componenti».
 
Detta così però cambierebbe poco per il nostro territorio?
«Altroché! Saremmo proprio noi a pagare un forte prezzo che poi in realtà si riverserebbe su tutto il gruppo. Con il “modello Moretti” si ridurrebbe l’autonomia dei business sui mercati e di conseguenza anche le loro velocità di decisione e risposta. Si allontanerebbero i centri decisionali e commerciali dai centri produttivi e progettuali, là dove integrazione e rapida capacità di personalizzare e innovare prodotti in funzione delle esigenze dei singoli clienti è un fattore vincente. Si indebolirebbe una cultura manageriale nata in un contesto di innovazione tecnologica e manifatturiera annacquandola in un contesto burocratico tipico della più inefficiente capitale d’Europa. Sarebbe come se Apple trasferisse il suo headquarter dalla Silicon Valley a Washington. Un totale non senso! Si ridurrebbero le opportunità occupazionali in un area già mortificata dagli errori di Alitalia e di Malpensa. Non si capisce poi dove finiscano Marketing e Ricerca e Sviluppo. In una società elicotteristica ed aeronautica in genere, la loro vicinanza ed  integrazione sono vincenti. Dal comunicato pare vengano divisi: Marketing e Commerciale a Roma, R&D e produzione a Cascina Costa. Se questo è il modello organizzativo è ben poco innovativo, rischia di costare di più e depauperare un territorio e una cultura professionale più che centenaria della provincia di Varese, di Samarate e dei comuni attorno a Malpensa, snodo ideale per collocare un’industria aereonautica collegata con il mondo intero. Il Conte Agusta, commerciante siciliano di tessuti e diamanti, fin dagli inizi del ‘900, volendo costruire aerei, aveva pensato a Cascina Costa in quanto a fianco di Malpensa».
 
Cosa sarebbe meglio fare allora?
«Ci sarebbe un modello innovativo, ma è l’esatto contrario di quello fatto intravedere da Moretti e Romiti. Ad esesmpio sarebbe più logico alleggerire il più possibile Finmeccanica quale semplice Holding finanziaria e di partecipazione per grandi strategie di investimento ed alleanze. Magari trasferendo il management "Romano" nelle nostre province produttive. Sono I territori, le loro culture e le competenze professionali a fare la differenza. La competitività degli ecosistemi, come si usa definirli oggi. L’autonomia delle società operative andrebbe aumentata facendo sinergia non con le duplicazioni divisionali, bensí con centri di eccellenza in rete tra loro».
 
Tutto il potere si concentrerà a Roma?
«Questo è un altro punto delicato della vicenda. Oggi come in tutti i paesi più importanti d’Europa, le aziende pubbliche e non solo, dovrebbero decidere confrontandosi con i loro "stakeholder". 
Moretti e Romiti dovrebbero confrontarsi con I soggetti territoriali coinvolti: cittadini e loro rappresentanti: I nostri Sindaci e parlamentari, che non pare si stiano rendendo conto della pericolosità del progetto Moretti».
 
Si, ma pare che le decisioni siano ormai prese. Cosa si potrebbe fare ora?
«Non ci resta che mobilitarci facendo appello all’orgoglio e al senso di appartenenza di chi ha speso una vita di lavoro per fare grande un’azienda e prospero un territorio. Per far nascere un progetto alternativo che per esempio potrebbe immaginare per Cascina Costa nuovi investimenti ed insediamenti tali da trasformare I nostri territori in polo mondiale non solo dell’elicotteristica, ma anche dell’avionica, capace di generare nuove opportunità di occupazione qualificata per I nostri giovani».

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Pubblicato il 30 Giugno 2014
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