Caccianiga: “Vi spiego il mio nuovo ruolo nel Varese 1910”
«Non chiamatemi "responsabile del settore giovanile", quello non sarà il mio mestiere. Coordinerò un gruppo di quattro persone molto competenti e farò da garante dei valori promossi dalla società biancorossa»
La notizia diramata nella serata di ieri – lunedì 28 luglio – dal Varese 1910 riguardo il settore giovanile, sulle prime, ci ha lasciato perplessi. Nella nomina di Marco Caccianiga a capo del vivaio biancorosso infatti, c’era qualcosa che non ci tornava: "Cacao" è straordinario uomo di campo, educatore, testimonial e quant’altro ma non ha mai coltivato quei talenti necessari a svolgere il ruolo che per dieci anni è stato di Giorgio Scapini. La figura di responsabile del settore giovanile infatti è assimilabile a quella del direttore sportivo della prima squadra per il tipo di lavoro da svolgere: tra i suoi compiti ci sono le trattative con giocatori, procuratori, allenatori (non dimentichiamoci che la formazione Primavera è in sostanza formata da professionisti), con tanto di soldi da investire e budget da fare quadrare. Insomma, situazioni per cui il "Caccia" non ci è sembrato particolarmente tagliato: per questo gli abbiamo sottoposto le nostre perplessità ricevendone spiegazioni esaustive, che vi proponiamo di seguito.
«Innanzitutto non chiamatemi "responsabile del settore giovanile" perché io non so fare e non farò quel mestiere. Il Varese mi ha nominato Presidente, io preferisco dire che sarò il coordinatore di un gruppo di quattro persone che, ognuna con le sue competenze, affronteranno questo impegno».
Ci presenti la sua "banda dei quattro".
«C’è Roberto Verdelli che avrà il compito di osservatore, sarà l’uomo che andrà sui campi a seguire i giocatori. Poi Paolo Masini e Stefano Milanta che arrivano con me dalla scuola calcio e si occuperanno di seguire le diverse formazioni a partire da quelle dei più piccoli, di tessere le alleanze con le società affiliate e via dicendo. Infine Mario Belluzzo, coordinatore del gruppo degli allenatori con tutta la sua grande esperienza».
Come è andata la trattativa che ha portato alla sua nomina.
«Non nascondo che la società mi aveva chiesto da tempo di assumere questo incarico, ma io ho rifiutato in più occasioni perché, come detto, il mio mestiere è un altro. Il presidente Laurenza, persona che stimo per la sua correttezza, mi ha "lavorato ai fianchi", ma io ho dato l’ok solo quando è stata accettata la mia controproposta, quella cioé di avere accanto le persone di cui abbiamo parlato, nei ruoli che ho descritto. Con un’ulteriore puntualizzazione: ho chiesto che nel primo periodo di gestione resti con noi Alessandro Andreini. Lui era il dirigente di collegamento con la scuola calcio, con cui noi ci siamo interfacciati e ci siamo sempre trovati bene; ha già esperienza in materia e quindi ci supporterà nei primi mesi».
È giusto pensare quindi che la sua sia anche una figura di "garanzia"?
«Sì, anche perché ho avuto il sentore che la società volesse, con la mia nomina, interrompere certe dinamiche che si erano create all’interno della sede, di cui tra l’altro io non ero a conoscenza essendo prima di tutto un uomo di campo. Mi è stato chiesto di coordinare e di fare da garante, con la mia figura, di certe tematiche e di certi valori come umiltà, credibilità e chiarezza. Il tutto, e mi sembra giusto sottolinearlo, senza rinunciare alla mia professione e al mio impegno con i bambini».
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