Frana di Somma, “il Comune non può essere parte civile contro il sindaco”

Nell'udienza del processo che vede tra gli imputati anche il primo cittadino Guido Colombo, si arriva ad un nodo particolare: la giunta comunale ha votato la costituzione di parte civile verso il sindaco, l'avvocato si oppone

Il Comune che si costituisce parte civile contro il sindaco in carica, la quasi-rissa al 2 giugno, una battaglia legale solo agli inizi. La vicenda della frana di Somma si trasforma da scontro politico a schermaglia giudiziaria: nodo del contendere, su questo fronte, è la costituzione di parte civile del Comune nel processo a carico di diversi imputati, tra cui c’è anche il sindaco in carica Guido Colombo.
 

Andiamo per gradi. La giunta comunale aveva deliberato la richiesta di costituzione a parte civile, ma senza la presenza del primo cittadino: uno "sgarbo" al sindaco Colombo che era poi sfociato nella mezza rissa del 2 giugno, quando Colombo aveva quasi allontanato la sua vice Cunati, per poi scontrarsi duramente (dalle parole agli spintoni) con i genitori della collega di giunta. Oggi, martedì 1 luglio, si è arrivati al passaggio in aula: tra le varie opposizioni alla costituzione di parte civile dell’ente, c’è stato anche l’intervento del legale incaricato da Guido Colombo,  Piero Cesare Iametti. L’avvocato ha chiesto di non accogliere la richiesta di costituzione di parte civile dell’ente, parlando di «nullità e illegittimità dell’atto» e di «delibera viziata» perché  la rappresentanza dell’ente sarebbe del solo sindaco. «Vi è evidentemente anche un conflitto d’interesse, perché non vi è decadenza del sindaco a seguito del processo». Guido Colombo infatti rimane ad oggi ancora il rappresentante dell’ente, per quanto sotto processo appunto per questa vicenda (al pari dell’ex sindaco Brovelli, per gli anni precedenti). E per quanto la sua maggioranza – uscendo dalla vicenda giudiziaria – sia sempre in bilico: proprio lo scontro del 2 giugno aveva infatti portato all’ennesima crisi di giunta (sancita da un consiglio comunale andato deserto), poi risolta con un nuovo accordo di maggioranza di fronte al sindaco.

La richiesta è stata duramente commentata anche dalla famiglia Rovelli, che per colpa della frana ha perso completamente la propria casa, inghiottita dallo smottamento (altre due case sono inagibili): «Gli enti esistono perché sono fatti da persone, l’ente è la persona che ne ha la responsabilità, il sindaco è il Comune» ha commentato Giuliano Rovelli. «Siamo di fronte a persone che in anni con dolo non hanno ottemperato alle segnalazioni». Un aspetto particolare – richiamato anche dai Rovelli – è che l’avvocato del sindaco, Piero Cesare Iametti, era anche (dal 2011, dopo una crisi di giunta) vicesindaco di Somma ai tempi della frana, prima delle dimissioni (che causarono un’altra crisi di giunta, ma questa è un’altra storia). E c’è di più: alcuni legali degli imputati hanno contestato anche la costituzione di parte civile della stessa famiglia Rovelli, che ha in corso anche una causa civile. Il legale della famiglia parla di «richieste giuridicamente infondate, che essendo infondate sono anche inopportune e offensive di fronte alla tragedia che ha vissuto la famiglia Rovelli».

L’udienza è stata aggiornata a giovedì 3 luglio, dopo l’esame delle memorie dei difensori.
 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Luglio 2014
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