Il pronto soccorso di Varese è sempre in trincea

Nonostante l'arrivo di nuovi infermieri e dei letti in più, le condizioni di emergenza del pronto soccorso non migliorano. Il personale chiede più posti dai reparti

Ogni giorno in trincea. 180 pazienti di media che chiedono di essere visitati, ascoltati, soccorsi. Molti sono casi "semplici", molti inappropriati perchè sarebbe sufficiente il medico di base. Ma la certezza della cura del pronto soccorso rimane un pilastro per la grande parte della gente.

Ci sono giorni tranquilli e altri dove si vive nella continua sensazione di non farcela. Come domenica scorsa, 29 giugno: « Quando si è conclusa la gara ciclistica e hanno liberato le strade, si è riversato il mondo intero» Risultato: 50 persone ricoverate nei letti e sulle barelle disposte ovunque. 
Ogni ricetta tentata fino a oggi non sembra risolvere la situazione: « Il problema sta nel monoblocco – fanno notare – quando è stato costruito c’era un progetto chiaro: meno posti letto per le urgenze e un territorio ricco di assistenza. Poi, il progetto è stato realizzato a metà: l’ospedale ha di fatto meno posti letto ( circa 300 ) ma la medicina territoriale ha segnato il passo».

Il pronto soccorso, quindi, è rimasto da solo a gestire questa situazione sbilanciata: nelle corsie dei reparti non c’è posto per le barelle e i posti letto sono contenuti ( a tal punto contenuti che le liste d’attesa per gli interventi su "prenotazione" si ingrossano progressivamente), così chi ha bisogno di cure specialistiche o un intervento trova tutti i letti occupati e rimane in attesa nella "barellaia" anche più delle 24 ore promesse. 

L’ultimo intervento riparatore ha visto la trasformazione di alcune barelle in letti di degenza: la sistemazione mantiene, però, il carattere provvisorio con tende per separare le postazioni e nessun comodino. Ci sono i 24 posti letto del reparto di "degenza breve internistica" gestiti dal professor Ageno ma non sono sufficienti a sostenere con i ritmi quotidiani la pressione del PS. Perchè il turn over dei pazienti studiato su ritmi serrati di 2 o 3 giorni di ricovero si scontra anche con le code continue in radiologia: tac, risonanze sono troppo affollate per assicurare tempi certi di permanenza. 

Il momento più delicato, comunque, rimane il week end: la medicina territoriale è ridotta all’osso e nei reparti le dimissioni si riducono al lumicino. L’accoppiata è deleteria e a rimetterci è sempre il PS dell’ospedale varesino: « Con l’arrivo dell’estate hanno anche chiuso posti letto nei reparti più delicati. Nonostante le promesse, ci rendiamo conto che le disponibilità quotidiane sono diminuite: domenica abbiamo avuto in tutto solo 3 letti, due in geriatria e 1 in medicina. E pensare che siamo anche trauma center: senza un radiologo di notte e senza specialista maxillofacciale. Chi arriva da noi viene inviato poi al Sant’Anna a Como…».

Il personale sa che sta per affrontare un periodo difficile. L’estate, con le chiusure dei letti annunciate, riserverà situazioni pesanti: « La legge che obbliga l’azienda a far godere le ferie entro l’anno ha scombinato un sistema che andava avanti da sempre. Occorrerebbe più organizzazione, piani di ferie quadrimestrali: tutti concetti che vanno ancora impostati».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Luglio 2014
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