Il Sacro Monte si libera del primo traliccio
Dopo sette anni di attesa, è stata rimossa alla Prima Cappella una gru che ospitava antenne radiofoniche e televisive. Soddisfatto a metà l'assessore Binelli: « Ci sono troppi tralicci non autorizzati"
A sette anni dall’ingiunzione di demolizione, una delle antenne installate senza autorizzazione al Sacro Monte è stata rimossa oggi, giovedì 3 luglio, sotto agli occhi dell’Assessore all’Urbanistica Fabio Binelli e del dirigente Gianluca Gardelli, presenti al sopralluogo delle 11.
I 50 quintali di ferro del traliccio installato negli anni ’80 su una proprietà privata a sinistra dell’arco alla Prima Cappella, sono stati trasferiti.
«Posto a pochi passi da ville di fine Ottocento, il traliccio deturpava il paesaggio del sito Patrimonio dell’Unesco – ha spiegato Binelli, lieto che si sia conclusa una procedura che si trascinava dal dicembre del 2006, quando sopralluoghi nel sito del Sacro Monte portarono a galla, tra gli altri, quell’impianto non autorizzato che consisteva in una gru su cui erano stati posizionati antenne e ripetitori radio. La sua demolizione, richiesta nel 2007, era stata frenata da ricorsi al TAR da parte della società proprietaria del traliccio, che col tempo è stata ceduta a terzi.
«Alla fine si è giunti a un accordo, si è potuti procedere con l’operazione che avviene oggi, completamente a carico della proprietà privata – ha proseguito Binelli, consapevole però che chiuso un capitolo se ne aprono tanti altri – Restano tuttora da rimuovere altri impianti non autorizzati nei dintorni».
L’avvenimento di oggi dunque non può dirsi una completa vittoria: il traliccio accanto all’arco infatti ha tanti "fratellini" disseminati per tutto il sito Unesco, in particolare alla tredicesima Cappella e al ristorante Montorfano. Altri impianti abusivi sono in attesa di esser rimossi.
«Ci stiamo muovendo a riguardo – ha assicurato l’Assessore all’Urbanistica –Anche se non è affatto semplice combattere abusivismo e degrado a causa dei procedimenti, che richiedono tempi lunghi». L’interminabile iter per liberare il paesaggio dall’abusivismo è tutt’altro che rassicurante: in questo caso ben sette anni ci sono voluti per giungere a un accordo.
«Meglio tardi che mai – ha commentato una residente con amarezza – trovo assurdo che questa operazione sia stata possibile solo dopo così tanti anni dalla rilevazione del problema. Col passare degli anni ci si rassegna alla complessità delle procedure di rimozione, ci si abitua agli impianti abusivi, di cui quello tolto oggi non è che la punta di un iceberg… Per i residenti sono e restano un pugno in un occhio (figuriamoci per chi arriva da lontano a visitare il sito Unesco) così come la pesantezza della burocrazia del nostro paese, che rallenta e quasi dissuade dalla risoluzione dei problemi, purtroppo resta uno schiaffo al buon senso».
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