Legambiente promuove il lago di Varese. Bocciato il Maggiore
Tutti inquinati i punti campionati sul Maggiore. Esito inaspettato dal lago di Varese. Il Cigno Verde: «La politica si dia una mossa nell’investire sulle infrastrutture fognarie e depurative»

L’esito del monitoraggio è stata presentato stamattina in conferenza stampa a Varese da Giorgio Zampetti, responsabile scientifico nazionale di Legambiente, Barbara Meggetto, portavoce della Goletta dei Laghi e Valentina Minazzi, vicepresidente del circolo Legambiente di Varese.
L’obiettivo del monitoraggio di Goletta dei Laghi è quello di individuare i punti critici, analizzando il carico batterico per individuare gli scarichi non depurati che minacciano la qualità delle acque. Anche nel caso del lago Maggiore e del Lago di Varese, dunque, l’attenzione è stata focalizzata soprattutto alle foci e in tratti “sospetti” segnalati dai cittadini, attraverso il servizio SOS Goletta (www.legambiente.it/sosgoletta), e individuati dai circoli di Legambiente. I prelievi e le analisi sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Goletta dei laghi. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.

E se le new entry non brillano, si confermano come situazioni di inquinamento cronico quelle alle foci dei torrenti Bardello (Brebbia), Acquanegra (Ispra) e Boesio (Laveno), fuori dai limiti da ormai cinque anni. Emblematico soprattutto il caso del Bardello, che esce pulito dal lago di Monate ma arriva sporco al lago Maggiore. E’ dunque evidente come la maggior parte dei problemi per la sponda lombarda del Verbano continuino ad arrivare dai corsi d’acqua che ancora scontano i ritardi nel collettamento fognario e nella depurazione delle acque.
«Ogni anno torniamo sui laghi per verificare con un attento monitoraggio – spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – se persistono ancora criticità legate ad una depurazione inadeguata o spesso assente. I dati di quest’anno, ancora una volta, confermano le situazioni note già da diversi anni, che purtroppo vengono incrementate da alcune novità, grazie alle segnalazioni di cittadini e turisti sempre più attenti alla qualità del lago. La depurazione però non è la sola minaccia per il Maggiore e il Varese, come conferma l’ultimo rapporto Arpa sullo stato di qualità dei laghi della provincia, dove ancora non è stato raggiunto il livello buono, obiettivo che l’Unione europea impone, con la direttiva 2000/60, a tutti i paesi membri entro il 2015. Anche per questo una diversa e più efficace politica di gestione e tutela delle risorse e dei servizi idrici è quanto mai urgente».
Buone notizie invece dal monitoraggio sul lago di Varese, dove inaspettatamente tutti e tre i campioni analizzati dal laboratorio mobile risultano entro il limiti per quanto riguarda le cariche batteriche monitorate dai tecnici di Legambiente: quello nel fiume Bardello a Gavirate, quella alla foce del canale Brabbia a Cazzago Brabbia e la darsena sempre a Cazzago.
«Un esito confortante – commenta Valentina Minazzi, vicepresidente del circolo Legambiente di Varese –, che auspichiamo possa ripetersi. Anche se purtroppo permangono le criticità legati ad altri parametri, quali la carenza di ossigeno, le elevate concentrazioni di fosforo nelle acque e nei sedimenti e le frequenti proliferazioni algali che, come certifica la Asl, continuano a costituire un rischio per la salute delle acque. Resta per questo l’esigenza assoluta di tutto il territorio la costituzione effettiva dell’Ato per definire le priorità, coordinare gli interventi, sbloccare i finanziamenti. Da parte nostra il messaggio agli amministratori è molto chiaro: privilegino le infrastrutture che, per così dire, viaggiano su acqua, come quelle fognarie. Molto più urgenti e necessari delle infrastrutture stradali».

Se il Cigno Verde ha promosso il lago varesino, così non aveva fatto pochi giorni fa l’Asl, che aveva bocciato lo spiecchio d’acqua, ma i tecnici di Legambiente spiegano: «Noi abbiamo preso in considerazione solo l’inquinamento microbiologico, mentre l’Azienda sanitaria ha analizzato altri parametri. Il fatto che in alcune zone del lago di Varese non ci siano batteri, non dice che la salute del lago sia buona, anzi, speriamo che le amministrazioni contuino a lavorare per migliorare le condizioni del lago»
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