Tutte gli errori sull’autodromo di Monza

Dopo l'intervista di Ecclestone e il rischio di veder scomparire il Gp d'Italia si alza una levata di scudi in difesa del circuito lombardo, ma sulla pista grava una cattiva gestione e l'inchiesta della Procura di Monza

«Se Renzi continua a tagliare i fondi alla Regione, è difficile ipotizzare un intervento solo da parte della Lombardia. Spero che con le sue promesse, Renzi riesca ad ammaliare anche un tipo come Ecclestone». Le parole sono di Antonio Rossi, assessore allo Sport e alle Politiche per i giovani della Regione e arrivano 24 ore dopo l’intervista rilasciata dal patron della Formula Uno alla Gazzetta dello Sport, sul futuro dell’autodromo lombardo. 

Una dichiarazione provocatoria che, considerate le vicende dello storico circuito, suona del tutto stonata. Se infatti sicurezza e competitività economica, non sono le carte vincenti di una autodromo costruito nel 1922, è altrettanto vero che la storia degli ultimi mesi, racconta un susseguirsi di interessi particolari e malaffare che nulla hanno a che fare con lo sport. 
Vicende che, il prossimo 18 settembre, arriveranno in una aula di tribunale. In quella data partirà infatti il processo ai vertici Sias, la società che gestisce per conto di Automobile Club Milano, l’impianto di proprietà dei comuni di Monza e Milano e su cui i pubblici ministeri Walter Mapelli e Caterina Trentini, hanno aperto un’inchiesta per false fatturazioni, turbativa d’asta e la messa a repentaglio della sicurezza dei piloti di Superbike.

Un’inchiesta partita dopo una gara di moto, in cui i piloti avevano protestato per le condizioni dell’asfalto della pista e che ha portato i pm a scoperchiare una serie di irregolarità amministrative nella gestione dell’autodromo che promettono nuovi scottanti sviluppi.
Nel pieno dello scandalo, la Sias decide di licenziare il dirigente Enrico Ferrari e il responsabile tecnico Giorgio Beghella Bartoli.
Nel frattempo la società che gestisce la pubblicità per l’impianto, la Ac Promotion, va a gambe all’aria. Una perdita non da poco, considerata l’importanza delle entrate pubblicitarie per aggiudicarsi una gara di Formula Uno.
Con i vertici azzerati e l’uragano che investe la Sias, Bernie Ecclestone (quindi la Formula Uno), si ritrova senza interlocutori. L’Automobile Club Milano affida la direzione dell’impianto ad Alfredo Scala, già responsabile dell’autodromo di Vallelunga, che si ritrova però senza veri poteri operativi.  

Un caos che va ad aggravare le già precarie condizioni della pista più amata dal Drake e che, secondo il sito Automoto.it, paga 18 milioni di euro a gara contro una media di 30 milioni di alcune europee.
Più che al governo insomma, l’assessore allo Sport dovrebbe appellarsi a un buon fatturato pubblicitario (nel 2012 Monza raccoglieva 8 milioni di euro, l’anno scorso ha fatto fatica a portarne a casa uno) e a una scelta migliore degli uomini al comando.
Per quanto riguarda il Gran Premio d’Italia, nessuna paura, c’è già chi si sta muovendo per la candidatura del Mugello. Gran bel circuito, ma di bei circuiti è pieno il mondo, mentre di piste che hanno fatto la storia no.

GUARDA – La fotogallery della Blancpain Endurance Series, una delle ultime gare in ordine di tempo disputate a Monza (aprile 2014 – foto di Marco Losi / VareseNews)

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Luglio 2014
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