Una città ferita ma viva ed energica
La prima giornata di lavoro è stata dedicata al centro, ai suoi monumenti, alla cultura, al turismo, ma anche alla scoperta di grossi problemi sociali e politici
Se ne stanno lì, in piedi, a mostrare tutta la loro bellezza. I bronzi di Riace sono diventati uno dei simboli della grandezza della Magna Grecia e oggi di Reggio Calabria.
L’ex ministro Bray, che sta seguendo il nostro lavoro, aveva voluto con tutta la sua energia che i due atleti tornassero nella loro sede naturale, al museo nazionale della Magna Grecia. Così nel dicembre del 2013 hanno lasciato i laboratori per tornare nel centro della città.
La nostra prima giornata intera a Reggio è stata interamente dedicata al centro. Insieme con i giornalisti di Strill abbiamo messo in piedi una vera redazione operativa in città per tutta la settimana. Nella sede della biblioteca abbiamo conosciuto pezzi di storia di un territorio che ha conosciuto grandezze e sofferenze legate soprattutto alla furia della natura, oltre che a quella umana. Due terremoti devastanti alla fine del Settecento e poi nel 1908, anche con uno tsunami, hanno raso al suolo l’intera città lasciando in piedi solo pezzi del castello.
Reggio ebbe una importante comunità ebraica che determinò un forte sviluppo economico grazie all’attività finanziaria, ma soprattutto alla lavorazione della seta. Tutto questo durò fino al 1511 quando gli ebrei vennero cacciati e la città di colpo si ritrovò più povera. Segno della miopia nel vedere i problemi nei "diversi".
La città ricostruita dopo la distruzione del 1908 ha ripreso la toponomastica precedente quando vennero realizzate diverse strade parallele alla collina e con vie poi che le intersecano verso il mare. Oltre al museo siamo stati in diversi altri punti nevralgici del centro.
Reggio soffre per molti problemi a partire dalla criminalità organizzata per cui vede il comune ancora oggi commissariato. A novembre ci saranno le elezioni comunali per tornare ad avere un governo espressione dei cittadini. Intanto sono in molti a credere a una città più umana, accogliente e libera. Se ne vedono i segni a due passi da due luoghi molto simbolici a fianco del castello. Nella piazza una targa di Libera ricorda due vigili trucidati per non essersi piegati alle pressioni di chi non voleva vederli così rigorosi nell’esercizio delle loro funzioni. A pochi passi la Procura della Repubblica il cui ingresso è stato teatro di diversi attentati negli ultimi mesi. Si esce da lì e pochi metri dopo c’è il centro gestito dai Gesuiti per i cittadini immigrati. Assistenza sanitaria, legale, scolastica al di là di tante formalità con un grande numero di volontari qualificati.
Reggio è tutto questo e anche altro che andremo via via scoprendo da domani uscendo dal centro per visitare le varie periferie.
E stasera si torna a Tabularasa, il festival organizzato dal quotidiano Strill che dura un intero mese.
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