Zes, vantaggi e svantaggi delle zone economiche speciali
Uno studio di Confartigianato calcola i risparmi per le imprese che si trasferiranno, o hanno sede nelle Zone economiche speciali volute da Regione Lombardia. Ma i dubbi non mancano, a partire dall'approvazione del Parlamento delle ZES
Lo scorso 8 luglio, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato la proposta di legge per la creazione della Zone Economiche Speciali (ZES) con l’obbiettivo dichiarato di evitare che imprenditori e artigiani, richiamati da un regime fiscale vantaggioso dalla vicina Confederazione Elvetica, trasferiscano fabbriche e attività produttive in Svizzera. Una proposta che si rivolge a un bacino di circa 76mila imprese, distribuite tra le province di Como, Varese e Sondrio, che hanno sede a 20 km dal confine con la Svizzera.
Sull’argomento Confartigianato Imprese Varese ha confrontato l’imposizione fiscale attuale di un’impresa individuale o Snc, in cui tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per i debiti sociali e di una Srl, con l’imposizione che le stesse avrebbero nelle ZES.
Il campione è rappresentativo delle piccole imprese, e la determinazione del vantaggio fiscale è stata effettuata sulla base delle prime indicazioni emerse con l’approvazione della ZES avvenuta in Consiglio Regionale.
Dai dati eleaborati dall’ufficio studi dell’associazione risulta che per un’impresa individuale/Snc, il risparmio annuo su base imponibile di 169.300 euro, sarebbe di 66.500 euro per le nuove imprese che si installeranno nella ZES e di 55.400 euro per quelle che già ci sono.
Per un’impresa Srl il rispario annuo su base imponibile di 48.137 euro, sarebbe di 37.237 euro per le nuove imprese e di 14.659 per quelle che hanno sede nelle ZES.
Secondo Confartigianato il gap fiscale tra imprese italiane e svizzere rimane elevato.
Nel Canton Ticino l’Iva è ferma all’8% e la pressione fiscale raggiunge un livello minimo del 17,1%. Senza contare la burocrazia snella, la flessibilità nel mondo del lavoro e la manodopera italiana – qualificata – a basso costo. Ne risulta che, secondo uno studio del Servizio di informazioni economiche Orell Füssli (Ofwi), negli ultimi cinque anni oltre 4.500 imprenditori italiani hanno deciso di aprire una nuova azienda in Ticino.
Quindi l’esenzione da Ires, Irap e Iuc per un periodo che va dai cinque agli otto anni, la riduzione del 50% dei contributi da versare nei primi cinque anni di attività e l’obbligo di assumere il 90% dei dipendenti dal territorio lombardo, rappresenta un vantaggio per la competitività e l’occupazione.
Il problema è rappresentato dai costi dell’operazione. A quanto risulta dai calcoli effettuati dall’associazione servono 800 milioni di euro da stanziare nel 2014 e 1,2 miliardi a regime, a partire dal 2015 con il 10% a carico della Regione Lombardia (che dovrà rinunciare a parte delle entrate Irap) e il restante 90% di risorse a carico dello Stato. Da ricordare, però, che i 4,5 miliardi della spending review 2014, secondo il Documento di economia e finanza, sono destinati al taglio dell’Irpef.
«L’attrattività del territorio – dice Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese (in foto) – si basa sull’abbassamento della tassazione, non su scelte che tendono a privilegiare alcune imprese piuttosto che altre. Il nodo da sciogliere è se le ZES potranno generare casi di concorrenza sleale e interna tra le aziende della stessa provincia. Quelle del Nord infatti godranno di un vero “paradiso fiscale”, lo stesso non sarà per quelle di Busto Arsizio e Saronno. Il “merito” imprenditoriale, purtroppo, cade così in secondo piano. Con le ZES è la collocazione geografica ad avere la meglio.
Dare il via ad una fase sperimentale della ZES potrebbe essere una buona soluzione, per poter toccare con mano quanto l’azione possa essere incisiva (o non esserlo) per poi decidere, eventualmente, la sua estensione all’intera regione Lombardia. L’importante è che la ZES non si trasformi in discriminante per chi fa impresa, oggi, tra mille difficoltà».
Un problema non da poco che ora, dopo l’approvazione da parte del Consiglio regionale, passa al vaglio del Parlamento per una sua approvazione che comunque dovrà ottenere il successivo, non scontato avallo della Commissione europea.
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