Convoglio russo in viaggio per l’Ucraina
Da Mosca 280 camion si dirigono verso la nazione afflitta dalla rivolta separatista, nonostante gli avvertimenti dall’ovest di non usare gli aiuti umanitari come pretesto per un’invasione. Nel frattempo, Kiev torna a bruciare
Nonostante gli avvertimenti da parte dei Paesi occidentali, in nottata la Russia ha inviato un convoglio di 280 camion partito da Alabino, nei dintorni di Mosca. Secondo l’agenzia di stampa russa Itar-Tass, i camion trasporterebbero «400 tonnellate di cereali, 100 tonnellate di zucchero, 62 tonnellate di bevande per bambini, 54 tonnellate tra attrezzature mediche e medicine, 12.000 brandine e 69 centraline elettriche di diversa capacità».
A detta di Dmitry Peskov, portavoce di Putin: «Il convoglio è stato mandato in collaborazione con la croce rossa e in accordo con Kiev», ma molti sono i segnali che dimostrerebbero il contrario. José Manuel Barroso, presidente della Commissione, in una telefonata di ieri, lunedì 11, aveva raccomandato al presidente russo di non portare a termine «nessuna azione militare unilaterale nei confronti dell’Ucraina, sotto alcun pretesto, incluso quello umanitario». Ma Peskov ha specificato che il convoglio non includerà personale armato o soldati, chiarimento paradossale, visto il bisogno di una scorta armata in aiuti umanitari per zone di guerra.
Il comitato internazionale della croce rossa (ICRC) ha infatti commentato che «i dettagli pratici di questa operazione devono essere chiariti, prima che l’iniziativa possa continuare», e ha inviato un documento agli ufficiali di Russia e Ucraina per avere la sicurezza che entrambe le parti siano in accordo. Il segretario generale della NATO, Anders Fogh, aveva già qualche giorno fa segnalava l’allarme: «Notiamo il ricorrere di una narrativa ed il pretesto per un’operazione (militare) mascherata da operazione umanitaria, e il recente incremento di forze militari russe potrebbe essere utilizzato per condurre operazioni militari illegali del genere in Ucraina».
Infatti, dal portavoce dell’esercito ucraino Andriy Lysenko, arriva la segnalazione di 45.000 unità militari russe con carri armati, missili ed elicotteri militari stazionarie sul confine est. Noncurante di tutti questi avvertimenti, la Russia ha inviato il convoglio, che arriverà al confine con l’Ucraina in un paio di giorni, riporta l’agenzia di stampa Itar-Tass. Il conflitto nelle regioni di Donetsk e Luhanks, roccaforti dei filorussi ad oggi, sempre sotto segnalazione di Lysenko, ha portato alla morte di 568 soldati ucraini, con più di 2.000 feriti, senza contare i 1.129 tra le morti civili riportate dalle Nazioni Unite.
Se ciò non bastasse, le rivolte a Kiev continuano. Anzi, non si sono mai fermate. Infatti, i ribelli che alla fine del 2013 hanno portato all’impeachment del presidente Yanukovich, scatenando di fatto le rivolte filorusse nel paese e la situazione odierna, sono da allora accampati in piazza Euromaidan, da dove minacciano di restare finché le riforme costituzionali richieste non siano fatte. Il 24 si terrà la festa dell’indipendenza ucraina, per cui il sindaco di Kiev vuole organizzare una parata, impedita dagli accampamenti filoeuropei. Così, settimana scorsa, con il pretesto di ripulire la piazza, la polizia di Kiev ha cercato di rimuovere le tende dei rivoltosi. Gli attivisti di Euromaidan hanno risposto lanciando mattonelle staccate da terra, molotov e bruciando copertoni che hanno sommerso la piazza della capitale ucraina in un denso fumo nero.
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