Perché non parliamo di Greta e Vanessa
La ragione è semplice: crediamo che la richiesta di silenzio stampa della Farnesina abbia un grande fondamento. Non corriamo dietro a ogni indiscrezione e piccola traccia. Non amplifichiamo conoscenze e relazioni che sono attive da tempo. Rispettiamo la richiesta di silenzio dei familiari
Dalla notte del loro rapimento, il 31 luglio, non sappiamo più nulla di Greta e Vanessa. La notizia era rimasta segreta fino alla pubblicazione da parte di un giornale giordano. In poche ore, era il 6 agosto, si è scatenata la gigantesca macchina mediatica e per alcuni giorni ogni testata ha messo in campo le proprie energie per scoprire, sapere, conoscere e poi informare i cittadini su quanto era avvenuto.
Funziona così e non c’è modo di arrestare il nostro lavoro. Ci sono poi modi diversi di svolgerlo. Si possono raccontare i fatti e cercare di tracciare i profili di tutti i protagonisti. Si possono scrivere editoriali più o meno informati dove spesso le opinioni sono autorevoli oppure possono poggiare su notizie sbagliate. Si può poi cercare di trovare ragioni a quanto accaduto. E tanto altro.
Dopo questa prima ondata di informazione la stampa dovrebbe fermarsi e rispettare un diktat molto preciso della Farnesina: il silenzio stampa. Il ministero non lo chiede perché preoccupato di eventuali polemiche sul proprio operato, ma per una serie di ragioni che hanno a che fare con le indagini e la sicurezza delle persone rapite.
I giornali bellamente se ne fregano e continuano il proprio rumore di fondo anche quando non ci sono fatti o notizie certe. La storia di Greta non fa eccezione. Anzi, in queste ore trova ragioni ancora più forti per far passare ogni genere di indiscrezione. Il quadro internazionale in grande fermento, con il nostro paese che di fatto entra in un conflitto di una complessità assoluta, diventano ragioni in più per scavare e cercare informazioni. In poche ore tweet più o meno autorevoli, giornali diversi che danno notizie diametralmente opposte, interviste dai titoli inventati, diventano ragioni per scatenare di nuovo una campagna stampa.
Ci vorrebbe poco a capire che l’escalation della barbarie è accompagnata anche da un raffinato lavoro mediatico. I social e la Rete facilitano molto questo. Chiunque di noi analizzasse la geolocalizzazione delle visite al proprio giornale potrebbe scoprire facilmente quanto veniamo letti anche in Siria. Abbiamo così grandi responsabilità, e il video dell’atroce assassinio di James Foley segna una svolta iniziata da molto tempo. Ora emerge con forza. Chi, come noi, lavora ogni giorno in Rete dovrebbe avere ancora più cura nel trattare le notizie.
Varesenews segue con attenzione la storia delle ragazze rapite. Abbiamo tanti contatti, tante relazioni, come è giusto che sia per un giornale che lavora seriamente, ma in questa fase abbiamo deciso di non scrivere di Greta e Vanessa. La ragione è semplice: crediamo che quanto chieda la Farnesina abbia un grande fondamento. Non corriamo dietro a ogni indiscrezione e piccola traccia. Non amplifichiamo conoscenze e relazioni che sono attive da tempo. Rispettiamo la richiesta di silenzio dei familiari. Loro, ogni giorno, devono trovare l’energia e la forza per affrontare il tempo che sarà fino all’abbraccio con Greta e Vanessa.
Lasciamo lavorare senza interferenze, anche da migliaia di chilometri, l’intelligence. Dopo ne avremo di spazio per riparlarne non dimenticando anche le tragedie di intere popolazioni.
Aggiornamento del 21 settembre 2014
A un mese di distanza dalla scrittura di questo editoriale la situazione resta molto delicata. In tutti questi giorni abbiamo assistito a un proliferare di informazioni, sempre rivelatesi “interessanti” per qualche ora e poi immediatamente contraddette da altre voci. Nessuno sa come stiano effettivamente le cose e i giornali non riescono a rispettare il silenzio stampa chiesto dalla Farnesina correndo dietro a ogni tipo di indiscrezione.
Aspettiamo, e comunque speriamo tutti, di avere buone notizie delle ragazze. Se proprio vogliamo parlare di qualcosa che le riguarda, sarebbe meglio raccontare di quale sia la situazione in Siria, delle iniziative in corso (non solo belliche), piuttosto che riprendere ogni sussurro di altre fonti giornalistiche che nessuno è in grado di verificare.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
lenny54 su Pomeriggio di botte in piazza Repubblica a Varese: rissa tra una ventina di ragazzi, coinvolti anche minorenni
elenera su Un progetto che unisce sostenibilità e formazione: aiutaci a realizzare "La Via delle Api"
Felice su Stretta sul reddito di cittadinanza, la Finanza di Varese denuncia 29 persone fra imprenditori e giocatori on line
Felice su Preoccupazione alla Mv Agusta: le difficoltà di Ktm fanno tremare i lavoratori della Schiranna
Felice su Varese si ferma per lo sciopero generale: corteo di oltre 3 mila persone in centro
PaoloFilterfree su Più di mille vittime negli anni di piombo ma Busto Arsizio sceglie di ricordare solo Sergio Ramelli
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.