Brugnoli: “Non scavate la terra sotto i piedi di Malpensa”

Il presidente dell'Unione degli Industriali della Provincia di Varese commenta la decisione del ministro Lupi di liberalizzare le rotte di Linate per il periodo di Expo. «Molti degli attuali guai dell’aeroporto di Malpensa provengono dalle deroghe concesse in passato»

Giovanni Brugnoli (foto sopra), presidente dell’Unione degli industriali della provincia di Varese, commenta la decisione del ministro Maurizio Lupi di liberalizzare le rotte di Linate per il periodo di Expo.

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«Il primo commento che viene da fare alla proposta del ministro Maurizio Lupi di liberalizzare le rotte di Linate durante il periodo di Expo è: speriamo. Speriamo che l’iniziativa sia veramente a tempo e non venga invece utilizzata come ulteriore grimaldello per scavare la terra sotto i piedi di Malpensa. Lo diciamo più per esperienza che per sfiducia nei confronti delle intenzioni del decreto che sta per essere varato. Sappiamo, infatti, benissimo che molti degli attuali guai dell’aeroporto di Malpensa provengono dalle deroghe concesse in passato a Linate e, più in generale, dalla mancanza del tanto invocato piano degli aeroporti italiani. Un’assenza che ha permesso ai limiti di non essere mai stati veramente tali e alle eccezioni di diventare, col passare degli anni, delle regole. Ciò non deve più accadere. Anche perché il risultato sarebbe solo quello di fare gli interessi di altri hub del continente che di questa mossa si avvantaggerebbero ai danni di Malpensa. Cosa già di per sé inspiegabile per i mesi dell’Expo e quanto più inaccettabile se avvenisse con una manovra a tempo nelle dichiarazioni, ma potenzialmente senza limiti nelle intenzioni. Soprattutto in quelle di una compagnia (non più di bandiera) che potrebbe vedere in questo arco temporale un’incudine per fare i propri interessi ad aeternum. In barba a qualsiasi politica di programmazione del trasporto aereo nazionale. Programmazione che non può essere decisa da una, pur importante, singola società». 
«È ora di smetterla di pensare che Malpensa sia un problema di Varese, o al più, di Milano. Parliamo di un’infrastruttura in cui il Paese ha investito, senza programmarne uno sviluppo. Il rischio sempre più concreto è che si arrivi ad uno spreco di risorse pubbliche di tutti (quelle messe in campo fino ad oggi), scaricando gli effetti negativi della mancata crescita su un territorio preciso, questo sì, varesino e, in parte, milanese. Danneggiare, più o meno volutamente, Malpensa vuol dire danneggiare il Paese, passando dall’affossamento dell’intero indotto di un’economia locale».
«Facciamo bene i conti, dunque, e guardiamo al futuro delle scelte che vengono fatte oggi. Ma anche al presente. La liberalizzazione degli slot allo studio del governo, infatti, come dichiarato, riguarderà solo i voli europei. È un messaggio fin troppo chiaro ai viaggiatori di altri continenti che per arrivare a Milano dovranno fare scalo in qualche altro hub tedesco, francese o inglese, per poi atterrare a Linate, magari perfino come tappa fugace di giornata, senza benefici per i sistemi di accoglienza e il loro indotto.
E Malpensa? E l’aeroporto lombardo dalla vocazione intercontinentale? Perché alla proposta di liberalizzare gli slot per Linate, nessuno affianca quella di liberalizzare le rotte intercontinentali per Malpensa? Perché non sfruttare proprio l’Expo per fare dell’aeroporto della brughiera quello per cui è nato: la porta di Milano, della Lombardia e di tutto il Nord Italia sul mondo? È questa un’occasione più unica che rara. Un’occasione che non può essere sprecata. Che nessun altro Paese sprecherebbe, tanto più se dalla mancanza di decisioni si avvantaggiassero infrastrutture aeroportuali straniere. Bisogna agire adesso, non con annunci di rassicurazione sul futuro di Malpensa. Il futuro di questo aeroporto è ora, è Expo».
«Diventa inutile parlare di collegamenti, anche ferroviari, se non riempiamo aerei e piste di atterraggio e decollo. I treni, sia quelli locali che portano a Milano, sia quelli ad alta velocità per collegare Malpensa al resto d’Italia, sia quelli per il collegamento tra T1 e T2 rimarranno vuoti se non pensiamo a iniziative per portare a Malpensa la gente, o meglio per permettere a Malpensa di accogliere un degno flusso di passeggeri, nel pieno delle proprie potenzialità oggi altamente inespresse. Iniziative come quelle che si stanno pensando per Linate vanno bene, ma devono essere messe in campo, adesso, anche per Malpensa. Perché Linate sta all’Europa, come Malpensa sta al resto del mondo. Per questo è nata Malpensa 2000, per cos’altro? Pensiamo veramente di farci sfuggire l’occasione dell’evento mondiale per eccellenza? Se non si vuole agire subito, il dubbio è che non si agirà nemmeno nei prossimi anni».
«In barba, tra l’altro, a qualsiasi politica di recupero occupazionale. Il lavoro si crea con una capacità di decisione politica. Anche in questo caso non bisogna procrastinare con appelli ciò che si può fare oggi. Liberalizzare le rotte intercontinentali per Malpensa in occasione di Expo potrebbe portare nuovo lavoro e difendere anche quello che c’è già. Perché è bene che si sappia: Malpensa deve tornare a crescere non solo per creare nuovi posti di lavoro su un territorio stremato dalla crisi, ma anche per tutelare gli attuali livelli occupazionali che rischierebbero di diminuire ulteriormente se non si trovano immediate alternative alla situazione attuale e se non si interviene per il rilancio. Non domani. Adesso».

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Pubblicato il 18 Settembre 2014
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