“Cari giornali: raccontare male l’immigrazione produce razzismo”
A "Resistenza in festa" Antonello Mangano, Marco Rovelli e Giuliana Sgrena, si sono confrontati sui temi dei migranti e della xenofobia nel nostro Paese spesso frutto di una "cattiva informazione"
«Ci sono forze politiche che hanno fatto la loro fortuna battendo sulle tematiche della paura del diverso». Antonello Mangano (a destra nella foto), autore di ricerche, inchieste e saggi sui temi delle migrazioni e della lotta alla mafia, ospite della "Festa della Resistenza" in corso alla Schiranna, sul tema dell’immigrazione ha le idee chiare: in Italia il razzismo è frutto di una sovraesposizione mediatica e di politiche xenofobe. «Lo stesso succede in altri Paesi europei – continua Mangano -. In Italia la legge Bossi-Fini, che è ancora in vigore, continua a creare discriminazioni sulla base delle differenze tra cittadini comunitari partendo da un presupposto illlogico e irreale, ovvero che senza un lavoro non hai diritto a un permesso di soggiorno». Secondo Mangano le discriminazioni non riguardano solo gli immigrati "adulti", ma anche i cittadini di seconda generazione, cioè i figli di quest’ultimi, cittadini italiani a tutti gli effetti.
Ma i giovani italiani sono razzisti? Per Marco Rovelli (a sinistra nella foto), scrittore, musicista e insegnate la paura del diverso si manifesta già a scuola: «In classe posso vedere ogni giorno gli effetti della sovraesposizione mediatica del fenomeno migratorio. Se chiedi ai ragazzi quanti immigrati vivono in Italia, loro ti rispondono con cifre iperboliche». Sono molto lontani dalla realtà? «Poco tempo fa è uscito il rapporto Ismu sui flussi migratori che ci dimostra come l’immigrazione in Italia stia diminuendo, non aumentando. Nel 2012 le presenze erano 67mila contro i 350mila del 2010. Duecentomila immigrati irregolari hanno lasciato il Paese, questo ha dimostrazione che gli immigrati vanno dove c’è il lavoro».
Per Mangano gli italiani devono sforzarsi di capire che: «Bisogna scordarsi il concetto di "casa nostra". Le merci, la gente, le persone oggi viaggiano alla velocità della luce. È paradossale che si privi qualcuno del diritto di viaggiare ed è altrettanto paradossale che noi continuiamo a parlare di casa nostra. Il concetto di integrazione andrebbe letto al contrario, non siamo noi a doverli integrare, sono loro che integreranno noi».
Rovelli, autore del libro "Lager Italiani" un testo che denunciava le condizione dei centri di permanenza temporanea (Cpt) sull’argomento assicura che ancor oggi le condizioni non sono migliorate: «Negli anni alcuni centri sono stati chiusi, ma purtroppo le strutture non cambiano». Sul governo Renzi i due sono categorici, per ora non ha fatto "assolutamente nulla" sui temi dell’immigrazione. Un problema non solo italiano, ma europeo che, dicono i due autori "scarica sulle spalle dell’Italia".
Anche la giornalista e scrittrice Giuliana Sgrena è stata ospite della festa e sui temi del razzismo in Italia ha stemperato i toni. «Sono stata spesso a Lampedusa e la percezione che ho avuto è che i cittadini siano perfettamente consapevoli della drammatica situazione da cui fuggono gli immigrati. C’è molta comprensione sull’argomento. Sono piuttosto i politici ad agitare lo spettro della xenofobia». Ma come si può risolvere una situazione incandescente come quella mediorientale, con tutte le sue conseguenze, immigrazione incontrollata in primis? «Bisogna bloccare l’afflusso di armi che dall’Europa, e dall’Italia soprattutto, finiscono in Medio Oriente, inoltre è necessario creare dei canali umanitari per aiutare i profughi che stanno fuggendo dalla Siria. L’Europa deve capire che il regolamento di Dublino, che impone ai rifugiati di chiedere asilo nel primo Paese in cui arrivano, è sbagliato. Il diritto d’asilo deve essere europeo».
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