FidiAltaItalia contro la Regione: “Quel bando favorisce le solite persone”

La società è ricorsa al Tar contro il bando regionale da 40 milioni per aiutare le imprese a ricevere fidi. “I criteri di selezione sono folli -tuona il direttore generale della società- e vanno a colpire chi non ha mai ricevuto aiuti. In questo modo si droga il mercato”.

40 milioni che dovrebbero aiutare le aziende a ricevere fidi e, dunque, l’accesso al credito. E’ questo l’intento del bando di Regione Lombardia ma che sta sollevando un terremoto. «Abbiamo fatto ricorso al Tar perchè i criteri di selezione del bando sono inaccettabili» spiega Giuliano Terzi, il direttore generale di FidiAltaItalia, la società con sede in via Rovereto a Busto Arsizio. Secondo le stime del gruppo «saranno decine le imprese che non potranno accedere a questo aumento di capitale gratuito con i soldi della regione» avviando così una «pericolosa distorsione del mercato che va a colpire quei confidi che in questi anni hanno aiutato le imprese in difficoltà». Secondo Terzi «dovrebbero essere aiutati quei gruppi che hanno aiutato le imprese, sostenuto le start up e non hanno mai avuto aiuti pubblici» mentre invece «non si chiede conto di dove siano finiti quei milioni di euro pubblici e a che cosa sono serviti». Nel 2013 «solo 8 confidi dei 33 attivi in Regione hanno ricevuto la regalia dei Formigoni Loans (prestiti regionali con tasso variabile, ndr) per un valore totale di 25 milioni» ma molte società, tra cui la FidiAltaItalia, hanno preferito non partecipare per via del fatto che «gli interessi erano ritenuti un po’ troppo elevati». Ora invece con questo aumento di capitale «quei prestiti vengono sostanzialmente cancellati e non so se in questa regalia si possa supporre che si sia creato anche un danno erariale». 

Per tutte queste ragioni il 1 settembre la FidiAltaItalia ha notificato il ricorso al Tar dal momento che «a nostro giudizio il bando è stato costruito per fare in modo che solo pochi confidi possano accedere ai contributi regionali». Un’attenta analisi del bando «ci porta anche a ritenere che tutti i parametri individuati misurano la quantità e non la qualità dei requisiti» mentre parallelamente «sortiscono effetti escludenti e contradditori rispetto alle finalità dichiarate con la conseguenza che le imprese associate ai confidi esclusi saranno svantaggiate nell’accesso al credito». Ora la palla pasa al Tribunale che dovrà decidere o meno l’ammissibilità del ricorso cautelare. «Il bando termina il 15 ottobre prossimo -conclude Terzi- ma speriamo di riuscire a bloccarlo prima».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Settembre 2014
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