Gli amici dell’Isolino rimasto solo
Dopo l’approfondimento di Varesenews in merito alle condizioni dell’Isolino Virginia, parte in rete il dibattito su cosa fare per non farlo morire: da un festival musicale ad una passerella palafitticola
Un festival della cultura. Una passerella palafitticola. Un centro raggiungibile con battelli “leonardeschi”. La sede per uno Sziget Festival (kermesse musicale sull’isola del Danubio a Budapest). La location per una “sagra dei lumini” (che si tiene a Camogli, in Liguria), o per un “festival dell’acqua”. Si dice che gli amici veri si riconoscano al momento del bisogno. Per questo c’è da registrare una certa attenzione nel corso degli ultimi giorni attorno all’Isolino Virginia, lembo di terra a pochi metri dalla sponda lacustre di Biandronno e di proprietà del comune di Varese oggetto di una visita da parte di Varesenews solo qualche giorno fa, per verificare la situazione in cui versa il sito Unesco. Il risultato è stato piuttosto desolante, fra incuria e abbandono, a soli pochi mesi dalla presenza di un’attività di ristorazione che garantiva un presidio più o meno fisso e la possibilità di avere un servizio di trasporto dal pontile di Biandronno.
Cosa fare dell’Isolino? Come al solito la rete sociale per definizione – facebook – diventa fucina di idee. Molte riflessioni nascono da un post di Adriano Gallina, manager culturale e docente universitario che ha coinvolto una serie di conoscenti proponendo loro l’idea di realizzare un “festival della cultura” proprio sull’isola. Provocazione? Mica tanto. Diverse persone legate al mondo della musica, del cinema e della società civile varesina hanno risposto entusiasti all’invito di ragionare attorno a questo luogo. Scrive Gallina: «Penso a una cosa "grossetta". 10 giorni continuativi con musica, teatro per adulti e bambini, cinema, incontri e laboratori. Con più iniziative al giorno. Un vero e proprio festival, insomma. E’ sito UNESCO (come il Sacro Monte), è in degrado (ed è una vergogna, al di là delle ragioni), è un bel posto, c’è un museo, possiamo "valorizzare le eccellenze del territorio", c’è la dimensione "gita" per chi vuole farsi una giornata fuori. Un sacco di vantaggi. Poi ovviamente ci sono i problemi: traghetti, spostamento, forse energia elettrica, zanzare (!!!), ecc. Ma si risolvono».
Tra le risposte c’è addirittura chi ha lanciato l’idea di una festa simile a quella che avviene dal 1993 nella Óbudai-sziget, l’isola della vecchia Buda, una lingua di terra che ha sentito suonare dal vivo David Bowie, Lou Reed, gli Oasis, il nostro Jovanotti e decine e decine di artisti di fama mondiale. Idea stuzzicante, ma impossibile: all’ultimo festival ci sono state 415.000 persone: difficile pensare a eventi anche simili senza togliere qualche zero a questa cifra; sul nostro isolino, è bene ricordarlo, sono presenti importanti scavi archeologici.
Ma il tema sta appassionando.
Per questo Varesenews è stato contattato da un estimatore di queste coordinate dai lontani anni ’70: è un pubblicitario milanese, si chiama Mario Portulano e con l’effervescenza delle sue settanta primavere spiega per telefono il suo progetto: «Ho messo tutto su un sito dopo aver presentato ai comuni di Varese e di Biandronno una serie di idee per rimettere in pista questo luogo alla vigilia di Expo – spiega Portulano – . L’idea è di rendere fruibile il ristorante come servizio di ristoro del museo, rendere autosufficiente dal punto di vista energetico le strutture, ridare attenzione mediatica e rilanciare l’isolino sotto il profilo culturale e sportivo». Fra le proposte di Portulano c’è anche quella di studiare un traghetto leonardesco per unire le due sponde – isola e terra ferma – con un mezzo di trasporto eco compatibile, e addirittura la realizzazione di una passerella palafitticola che permetterebbe di raggiungere l’Isolino a piedi.
«Ho già fatto degli incontri con alcuni funzionari del comune di Varese – conclude Portulano – e a giorni avrò un incontro anche con l’amministrazione comunale di Biandronno: l’intento è quello di presentare proposte e di fare qualcosa per questo luogo che da anni amo e che non può rimanere in queste condizioni».
Leggi anche – Nel paradiso perduto dell’Isolino Virginia
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