Il lago soffre. I pescatori: “Intervenite subito”
Le criticità degli ultimi giorni sono solo la punta dell'iceberg. Chi vive a contatto con il lago chiede più attenzione per migliorare la depurazione delle acque e risolvere i problemi di inquinamento
«Una profonda tristezza». I pescatori del lago di Varese ammettono di avvertirla ogni mattina quando si avvicinano alle acque del loro compagno di vita. Ne osservano il colore e annusano gli odori, non proprio gradevoli. Parlano con un misto di rabbia e rassegnazione, come si fa quando si racconta di un amico fraterno, gravemente malato e per il quale "i medici" non hanno ancora trovato una cura che funzioni. O meglio in questo caso le cure ci sarebbero, ma sono costose e forse anche troppo in ritardo. La fioritura anomala di alghe e la presenza di chiazze marroni maleodoranti sull’acqua in diversi punti del bacino varesino hanno fatto preoccupare tutti. E anche se in queste ultime ore la situazione sembra lievemente migliorata l’attenzione resta alta. Vogliono che resti alta e soprattutto che diventi una priorità per le istituzioni, i pescatori professionisti che questa mattina si sono dati appuntamento alla diga del fiume Bardello per fare il punto sullo stato di salute delle acque e dei pesci che le abitano. Con loro anche Paolo e Giancarlo Giorgetti, rispettivamente amministratore e presidente della Cooperativa pescatori del lago di Varese, il biologo Pietro Ceccuzzi e il professore dell’Università dell’Insubria Marco Saroglia, che da anni studia le condizioni dello specchio d’acqua e della fauna ittica.
Il docente ha ricordato le ragioni che hanno portato alla crescita delle alghe: «La premessa è che le condizioni del lago sono di base critiche, per l’elevata presenza di fosforo e azoto che provocano eutrofizzazione – ha spiegato -. Le continue precipitazioni di quest’estate hanno alimentato la fioritura delle alghe che si sono decomposte e poi depositate sul fondo per tornare successivamente a galla trasportando le sostanze presenti sul fondale e creando la situazione che abbiamo osservato». Un malessere delle acque che, tuttavia, sostiene Saroglia, non ha influito per il momento sullo stato di salute dei pesci: «Non ci sono analisi che evidenzino una tossicità o un pericolo per chi consuma il pesce del lago di Varese. La situazione è diversa rispetto al passato, a quando ad esempio, alcuni anni fa, si formarono quelle alghe di colore rosso che fecero scattare l’allarme – ha sottolineato il professore -. Il consiglio è comunque sempre quello di non consumare pesce crudo ma ripeto, per il momento, non ci sono rischi per la salute. La situazione è comunque costantemente monitorata».
Ma come si può evitare di arrivare a queste situazioni limite? Sulle cure, per il lago, da tempo non esiste una visione comune. Alcuni anni fa era stata avviata una sperimentazione con il Phoslock, una sostanza in grado di trattenere il fosforo sul fondale, oggi qualcuno propone l’introduzione di pesci, come le carpe erbivore, che potrebbero aiutare a frenare la proliferazione incontrollata della vegetazione. «C’è poi un paradosso – ha aggiunto Giancarlo Giorgetti – ed è che oggi ci troviamo ad affrontare un "inquinamento legale". L’impianto di depurazione era stato costruito per un’utenza di circa 40mila persone, oggi ce ne sono più del doppio. Esiste poi un problema di confusione legislativa. La provincia, che con il Consorzio dei comuni, era uno dei soggetti maggiormente coinvolto nella gestione delle problematiche del lago sta vivendo una fase di incertezza. Ora la competenza passerà all’Ato».
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