Il tumore al seno si combatte con la medicina, la ricerca e la solidarietà

Consegnata la borsa di studio intitolata a Stefano Fontana. L'associazione Caos, gli alpini di Venegono e la Provincia sostengono l'ambulatorio di genetica, prezioso nella prevenzione dei tumori mammario e ovarico

La lotta al cancro ha molte armi: la medicina, la ricerca, la prevenzione, la solidarietà. Quando tutti questi elementi si amalgamano, allora il cammino verso la “vittoria” è più leggero. Ormai è un dato di fatto in sanità: dalla collaborazione a rete arrivano le risposte migliori per affrontare la malattia.

Una dimostrazione arriva proprio dalla sinergia che è nata attorno al reparto di oncologia e, nel caso di specie, del tumore mammario e di quello ovarico. Si tratta di due ambiti dove da anni si lavora sulla prevenzione ma anche sulla creazioni di modelli di cura che vadano incontro alle esigenze del paziente,  modelli di assistenza che prevedano percorsi diagnostici e terapeutici univoci indipendentemente dal luogo di residenza. 

Nell’ambito della rete si deve far rientrare l’annuale borsa di studio che viene destinata al reparto di anatomia patologica che ha istituito un ambulatorio di genetica per individuare quel bagaglio cromosomico che annuncia il tumore: «Lo scorso anno – ha spiegato la dottoressa Graziella Pinotti, responsabile del reparto di oncologia dell’ospedale di Circolo afferente al Dipartimento provinciale oncologico – abbiamo avviato un’attività di formazione che ha coinvolto medici di medicina generale, specialisti e aziende ospedaliere per avviare un’indagine conoscitiva dei possibili pazienti con predisposizione genetica. Si tratta di famigliari di pazienti oncologici che potrebbero sviluppare un tumore: per loro, esiste un’indagine  preventiva che mette individua le probabilità che si sviluppi una patologia tumorale». L’indagine del DNA mira a individuare se una donna sana ha ereditato il rischio di ammalarsi di cancro al seno e all’ovaio. Qualora il gene risultasse modificato la probabilità di contrarre la malattia supera l’80%. 

La ricerca ha fatto passi da giganti con lo screening genetico anche se , attualmente, il costo è attualmente a carico del paziente, un costo che la Regione si è detta pronta a accollarsi.
Nell’ambulatorio genetico diretto dal professor Fausto Sessa all’ospedale di Circolo di Varese lo scorso anno sono stati effettuati 2000 colloqui genetici finiti, nel 10% dei casi, nel test. L’attività dell’ambulatorio è possibile, da 5 anni a questa parte, anche grazie alla borsa di studio che l’associazione Caos, gli alpini di Venegono Superiore e la Provincia di Varese assegnano nel nome e nel ricordo di Stefano Fontana. Si tratta di un assegno di 22.000 euro.

Accettare di scoprire la mutazione ed, eventualmente, convivere con l’alta probabilità di contrarre il tumore prevede una forza d’animo eccezionale. Ed è in questo caso che interviene la rete, con il mondo del volontariato coinvolto proprio per aiutare a curare la malattia e il tarlo nella testa.  Per questo da 10 anni opera in maniera integrata l’associazione C.A.O.S., Il Centro Ascolto Operate al Seno, attivo nei Centri di Senologica degli Ospedali del Varesotto. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Settembre 2014
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