Il varesino Michele Sasso vince il concorso del Mediterraneo
Il giornalista dell'Espresso racconta il mondo dell’immigrazione da vicino. “Inseguo i 'Fantasmi dell’Adriatico' da gennaio. Vengono respinti dai porti italiani e rimandati indietro sulle stesse navi, ignorando i loro diritti”
Michele Sasso, giornalista dell’Espresso, varesino di nascita, conquista il primo premio nella sezione Primavera Araba del Concorso del Mediterraneo. La giuria lo ha premiato definendolo come “una preziosa perla di sempre più raro giornalismo d’indagine, che fa onore a tutta la stampa italiana”.
«Il mio reportage racconta una storia, che è quella di migliaia di migranti che si imbarcano di nascosto in Grecia per raggiungere i porti italiani. Lì vengono respinti e rimandati indietro con la voce “respingimento con affido al comandante"».
Sono come fantasmi, non compaiono nei registri degli uffici immigrazione, disperati e vittime dei clan che gestiscono la tratta degli umani. Le loro storie, a migliaia, si assomigliano tutte. I porti dell’Adriatico ignorano i loro diritti di asilo, ogni settimana da diversi anni. E quel mare, che unisce e respinge di continuo le persone, diventa una grande bara per chi non sopravvive all’attraversata. Al centro del reportage del giornalista c’è Reza, appena un ragazzino. Porta sul corpo i segni delle violenze subite dai talebani, marchi indelebili per quella pelle ancora giovane. È partito a piedi dalle falde dell’Himalaya ed è salpato dalla Grecia per raggiungere l’Italia, non una ma tre volte. Le autorità italiane lo hanno respinto umiliando i suoi diritti e sorvolando il fatto che fosse minorenne. Un’amara sorte toccata anche a tutte quelle persone che, come lui, hanno viaggiato per migliaia di chilometri, nascosti in container o cabine, solcando un mare omicida e si sono visti girare la prua dell’imbarcazione per tornare a Patrasso. Maltrattati e offesi non si sono dati per vinti e sono ripartiti nell’esodo verso l’Italia, la porta di accesso alla civile Europa, la terra che ripone forse, per loro, qualche speranza.
Michele Sasso racconta con accenti di straordinaria verità le mille sfaccettature del mondo dell’immigrazione, le associazioni umanitarie inascoltate e le violazioni del diritto internazionale. I luoghi in cui si consumano le violenze e nascono i pregiudizi. Una realtà disincantata in grado di ferire l’umanità di tutti i popoli.
«Inseguo questa storia da gennaio – afferma –. Non è stato facile unire tutte le tessere del puzzle. Ho dovuto raccogliere ogni pezzetto di verità per arrivare a quello che vedete oggi».
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