L’amico abusava delle figlie, condannata la madre
Il complice la pagava, e lei non ha mai fatto nulla per difenderle. La donna è scappata in Brasile ma è stata condannata a 4 anni di carcere
La vita svenduta e disinvolta di una donna, oggi fuggita da sola in Brasile, è costata alle sue quattro figlie un’infanzia segnata da continui abusi da parte di un amico di famiglia, oggi ottantenne; un anziano "cliente" della donna, dedita alla prostituzione in casa, diventato, forse per solitudine, suo amico e confidente. Ma divenuto, soprattutto, un brutto incontro per le piccole, un adulto senza scrupoli, ossessionato dalle quattro ragazzine, che nel corso di questa vicenda avevano dai 4 ai 15 anni, e che lui ha più volte toccato nelle parti intime: costringendole a guardarlo mentre si masturbava, o ancora facendosi toccare.
Per questa storia sporca, scoperta grazie a una segnalazione di una scuola media, l’uomo, un Varesotto con già con due procedimenti a carico, di cui uno per atti osceni (si masturbava alla finestra facendosi vedere dalle impiegate di un ufficio di fronte) ha subito una condanna nel 2008 a otto anni mezzo di reclusione, per violenza sessuale su minori. La madre, invece, è finita sotto processo, a Varese, perché durante quegli anni, nonostante sapesse benissimo che l’uomo aveva avuto attenzioni particolari verso le figlie, non le ha difese. Il reato contestato dal pm Annalisa Palomba è quello di concorso omissivo in abuso sessuale. Tutto questo, pur essendone venuta a conoscenza, ma non avendo impedito l’evento. Il pm aveva chiesto 5 anni di carcere per la donna, il Tribunale ha infine deciso per 4 anni di reclusione. La madre delle bimbe, nel frattempo, è scappata nel paese di origine. L’avvocato Silvia Fantoni ne aveva chiesto l’assoluzione, poiché riteneva che la donna fosse stata minacciata dall’anziano e avesse in qualche modo subito una costrizione psicologica. Ma i giudici hanno invece ritenuto congrua la versione dell’accusa, che ha confermato, tra l’altro, quanto già scritto dai giudici del tribunale in una prima sentenza del 2008 contro l’amico di famiglia.
Il contesto da cui nasce la vicenda è il seguente. La donna per vivere si prostituiva e aveva accettato l’amicizia di un anziano italiano, con disponibilità economiche ma solo al mondo, almeno secondo quanto lei stessa raccontava alle amiche, tanto da averlo invitato spesso a passare insieme il natale per fargli compagnia. Il dramma è che le bimbe avevano dovuto subire le sue attenzioni, senza potersi ribellare. Un’amica della madre, anch’essa prostituta, aveva aggiunto che era stata assunta dal molestatore, come domestica, e aveva visto coi suoi occhi che cos’era accaduto in taluni frangenti. Un giorno lo aveva accompagnato a casa delle piccole e aveva notato come una bimba fosse scappata in camera dopo che lui l’aveva molestata, nascondendosi con un cuscino. L’uomo si era giustificato a suo modo, affermando che la madre era una poco di buono e che anche le figlie, tanto, avrebbero fatto la stessa fine. Perché di fatto, lui, con quelle piccole, voleva e poteva fare quello che desiderava, a piacimento. Nel frattempo, le ragazze sono cresciute e sono state affidate a delle comunità. Sono accadute tante cose, ognuna ha scelto una strada o si è rifatta una vita, e oggi vogliono solo dimenticare.
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