Letti dedicati negli ospedali per i casi sospetti di Ebola
All'ospedale di Circolo di Varese e al Sant'Anna di Como sono state disposte le procedure per accogliere pazienti sospetti. I casi ad alto rischio, però, saranno curati al Sacco di Milano o allo Spallanzani di Roma
Il virus Ebola non minaccia l’Europa ma è meglio farsi trovare pronti. L’epidemia in corso in sei stati africani ha elevato il livello di guardia da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e, quindi, tra le autorità sanitarie dei diversi paesi. Il Ministero della Salute ha individuato la sua rete di assistenza mentre le regioni hanno allertato le diverse aziende ospedaliere.
All’ospedale di Varese, il professor Paolo Grossi ha organizzato alcuni incontri informativi tra il personale del reparto infettivi del Circolo e con quello del pronto soccorso. Informazioni generali ma anche specifiche su cosa fare in presenza di un caso sospetto. Sono state indicate le protezioni individuali mentre un letto è stato dedicato specificamente all’eventualità: « Si tratta di precauzioni per situazioni che io ritengo molto remote – tranquillizza il professor Grossi – dato, però, che è il mio reparto a dover fronteggiare la situazione, era giusto che si attrezzasse adeguatamente». Un letto dedicato che, nel caso, potrebbe essere affiancato da ulteriori posti: « In questo periodo di lavori, con un piano chiuso, ho ritenuto di poter garantire un solo posto. Siamo però in grado di prepararne un altro in bervissimo tempo».
Anche l’ospedale Sant’Anna di Como è pronto ad affrontare eventuali casi sospetti. L’azienda ha nominato il coordinatore del team ospedaliero. Il dottor Domenico Santoro è a capo del team che ha già individuato i percorsi per la sicurezza dei pazienti e degli operatori per affrontare una situazione altamente improbabile, in quanto le persone che provengono dalle zone “a rischio” (Guinea Bissau, Nigeria, Sierra Leone, Liberia, Senegal e Repubblica del Congo), passano già attraverso i cordoni sanitari allestiti negli aeroporti, ma comunque possibile. Due saranno i letti dedicati in stanze, predisposte per l’isolamento dei pazienti, definite a “pressione negativa”, di cui è stato dotato il nuovo ospedale, dove i germi possono entrare ma non uscire, e attrezzate con filtri Hepa per bloccare gli agenti infettivi.
In tutti gli ospedali lombardi, comunque, verranno ricoverati fino alla fine del periodo d’incubazione, solo pazienti “a basso rischio”, cioè con stato febbrile ma che non hanno avuto nessun contatto con persone infette. Invece, i casi ad “alto rischio”, che hanno sintomi riconducibili all’Ebola e hanno avuto contatti con individui malati, saranno accolti negli ospedali Sacco di Milano e Spallanzani di Roma.
Ricordiamo che la malattia da virus Ebola è una febbre emorragica grave e spesso fatale per l’uomo e i primati.
L’infezione si trasmette attraverso il contatto con sangue e altri fluidi biologici infetti e, in teoria, anche con il trapianto di organi. La trasmissione per via sessuale può verificarsi fino a 7 settimane dopo la guarigione: infatti la permanenza del virus nello sperma è particolarmente prolungata.
L’infezione ha un esordio improvviso e un decorso acuto. L’incubazione può andare dai 2 ai 21 giorni (in media una settimana), a cui fanno seguito manifestazioni cliniche come febbre, astenia profonda, cefalea, artralgie e mialgie, iniezione congiuntivale, faringite, vomito e diarrea, a volte esantema maculo-papuloso.
I fenomeni emorragici sia cutanei che viscerali, compaiono in genere al sesto-settimo giorno e sono fatali nel 60-70% dei casi. Si tratta di sanguinamenti a carico del tratto gastrointestinale e dei polmoni. Si accompagnano a petecchie, epistassi, ematuria, emorragie sottocongiuntivali e gengivali, meno-metrorragie:«La diagnosi – spiega il dottor Santoro – è difficile nei primissimi giorni, poiché la malattia non ha sintomi specifici. Dunque, oltre ai sintomi, vanno considerati altri fattori quali, in primis, il contesto in cui si verifica il caso, cioè l’area geografica di insorgenza o di contagio, e il carattere epidemico della malattia. Si deve poi eseguire uno specifico test del sangue, da inviare agli ospedali specializzati di riferimento quali il Sacco di Milano e lo Spallanzani di Roma, e mantenere il paziente in isolamento”.
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