“Una porta alla solidarietà”
Terza tappa del racconto di Martin Stigol, che con Zattera Teatro di Varese sta portando il teatro tra le comunità più disagiate dell'Albania del Nord
Continua il racconto di Martin Stigol di Zattera Teatro di Varese, che con la compagnia teatrale è in viaggio nel nord di Albania per un progetto che li vede collaborare con il Festival Teatri del Mondo e Ipsia-Acli di Scutari. Un progetto che prevede un laboratorio di teatro con i bambini dei campi rom e diverse animazioni all’interno delle case famiglie. Qui la prima tappa
Sono partito con poche informazioni sulla gente e sul luogo perché volevo, una volta arrivato, entrare in contatto direttamente con ogni cosa e ogni parola e non immaginavo che questo luogo così accogliente, fosse tanto vicino alla gente.
Maryam Lukani e Mauro Plate, responsabili di Ipsia Acli di Scutari, si occupano di diversi progetti socio educativi e furono loro ad invitare, dopo tanti anni, Ennio Brilli in Albania. Ennio, fotografo e reporter, viene da Fermo e da anni collabora con il festival “Teatri del Mondo” documentando con i video e la fotografia ogni avventura. Dall’Etiopia al Brasile, lui si sposta con tutta la sua attrezzatura e tutto il necessario per prendere appunti e dare voce all’incontro magico fra gli attori del festival e i partecipanti dei laboratori. Nel suo blog (clicca qui per vederlo) si vede chiaramente l’impronta del suo lavoro dove mescola immagini e suoni di ogni luogo che attraversa. Durante il laboratorio teatrale come un gatto, si muove silenziosamente, per non invadere troppo lo spazio del lavoro, perché immagina che nel raccontare la storia di chi ogni giorno lotta per un pezzo di pane, si possa liberare un’emozione e ottenere un minimo di cambiamento.
Le sue foto sono sempre state esposte durante il Festival di Teatri del Mondo e il suo video diventa un documento vivo, che rappresenta il dolore di un bambino che si sveglia con la febbre in una capanna di legno. Con questo modo delicato Ennio si fa carico di mettere dentro un filmato sorrisi addolorati per contribuire ad un’umanità che non si stanca di chiedere aiuto.
Sinceramente non immaginavo che dietro ad uomo ci fosse questa certezza, così chiara, così decisa nel raccontare un mondo così cinico, che si sgretola nella sua immaturità di diventare responsabile di fronte alla miseria.
A Scutari, nonostante il benessere, la contraddizione è tanta e si vede così chiara quando attraversi la strada per andare in centro. I modelli delle macchine sono quelli che trovi a Varese, ma la novità che scopri per le vie sono i carretti che girano per la città. Numerosi moto-carretti con delle strutture montate davanti e un volante che ti permette di caricare ogni cosa in ogni momento e i rom del campo di Scutari, sono all’avanguardia, perché non ci pensano nemmeno di chiamare un ingeniere della Piaggio per risolvere il problema del trasporto urbano.
Almattino presto partono con la propria famiglia per poi mano a mano che serve caricare ferro, vetro o cartone. Non verrano mai fermati dalla polizia, perché il loro veicolo rientra nella categoria che non prevede nessun tipo di fermo da parte dei vigili. Nemmeno gli abitanti di Scutari si arrabbiano se a cento metri qualche vigile ti fa la multa perché parcheggi fuori la riga blu.
Questo riguardo verso il trasporto, che ogni giorno ricevono le famiglie rom di Scutari, gli dà in qualche modo un privilegio in un mondo che cresce velocemente ogni giorno che passa. E chi può dire che questi moto-carretti, non siano il segnale di un modernità delle comunità rom, che permetta in futuro di portare i bambini ogni giorno a scuola e a loro ogni giorno avere un lavoro a chiamata, di modo che non si sentano prigionieri della nostra società europeizzata che sente il magone di fronte a tanta miseria.
Ci aspetta un settimana intensa per fare “Pinoku”, ma abbiamo gli occhi aperti, per dare a questi bambini un ascolto maggiore che non risolverà la loro tortuosa esistenza ma che, forse, possa raccontare che è ora di fare scuola, con gli errori della vita.
Martin Stigol
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