Credito: ecco cosa chiedono le aziende

Un sondaggio di Confartigianato Varese a 300 imprese, rivela le difficoltà delle imprese nel farsi concedere credito e quanto il rapporto con le banche debba ancora migliorare

La flessione dei prestiti non conosce tregua: ad agosto 2014, quelli alle società non finanziarie erano scesi del -3,8%, mentre la diminuzione per le famiglie si assestava al -0,8%. Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese si può parlare di decelerazione, ma senza entusiasmi: a giugno 2013 il calo dei finanziamenti era stato del -6,4%, a dicembre 2013 del -6,7%, e a marzo 2014 del -3,5%. Le sofferenze per l’artigianato proseguono: a giugno 2014 lo stock di finanziamenti diminuisce di 1.491 milioni di euro rispetto un anno fa, pari al -3,0%.

E in provincia di Varese?
L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Varese lo ha chiesto ad un campione di 300 imprenditori: il 47% di questi, negli ultimi sei mesi (da aprile a ottobre 2014), ha chiesto un finanziamento alla banca; il 27% lo ha fatto per avere liquidità e andare avanti, solo il 20% per poter investire. Nella situazione di crisi, il bisogno di credito continua ad aumentare per il 51% degli intervistati. E i criteri di selezione da parte degli istituti di credito, per il 58%, si sono fatti più restrittivi.

Insomma, il credito (im)possibile – richiamando il titolo della video inchiesta di Confartigianato Imprese non solo sul rapporto tra imprese e banche, on line su www.asarva.org e sul canale Youtube dell’associazione di Viale Milano – crea ancora inceppamenti competitivi alle aziende. Che, nel confrontarsi con gli istituti di credito, ammettono qualche difficoltà: se il 31% delle 300 imprese raggiunte con sondaggio, in questi ultimi sei mesi, è andato in banca una volta la settimana (il 22% una volta al mese e il 33% al bisogno), l’82% del campione ha risposto che nello stesso periodo nessun incaricato della banca è andato in azienda (il 13% dice che 1 volta in 6 mesi, un funzionario lo ha visto). Perché è il funzionario, nell’80% dei casi, il punto di riferimento per le aziende; l’11%, invece, parla direttamente con il direttore di filiale.

Il 33% del campione, da aprile a ottobre 2014, ha chiesto un fido all’istituto di credito e lo ha ottenuto con un ammontare pari o superiore; solo il 7% si è visto aprire un fido con una somma inferiore a quella richiesta. Respinta, invece, la richiesta al 9% del campione. Il dato più interessate è che un 33% non ha chiesto, e non chiederà, finanziamenti alla banca. Al 22% degli intervistati le banche hanno chiesto garanzie reali dall’impresa, al 16% garanzie reali prestaste dai soci/imprenditore e all’11% garanzie dei confidi (non nell’ambito delle agevolazioni pubbliche).

Volontà, da parte degli istituti di credito, di conoscere le imprese? I documenti richiesti dalle banche vanno nella direzione della valutazione quantitativa: al 58% dei 300 imprenditori è stato chiesto l’ultimo bilancio, al 22% i bilanci degli ultimi tre esercizi, solo ad un 2% il piano di sviluppo dei prossimi anni e ad un altro 2% l’elenco dei clienti.
I confidi, per molte imprese, sono ancora un punto di riferimento: li utilizza il 49% del campione di Confartigianato Varese. A consigliare il 31% di questi imprenditori è stata la stessa Associazione, mentre il 22% è stato diretto sui confidi dalle stesse banche. Perché, dice il 40% degli intervistati, senza Confartigianato Varese “non avrei ottenuto il finanziamento richiesto”.

A confermare la persistente situazione di difficoltà è anche un’analisi di Confartigianato Lombardia: a luglio 2014, alle imprese e famiglie lombarde, si sono concessi finanziamenti per 218.147 milioni di euro. Rispetto a luglio 2013, il calo è del -5,2%. Ne sono interessate tutte le dodici province della regione: Varese, che assorbe il 13,9% del credito, registra un calo del -4,1%. A livello di dimensione d’impresa osserviamo che il 13,4% dei finanziamenti, pari a 29.291 milioni di euro a luglio 2014, è erogato a favore di imprese lombarde con meno di 20 addetti. Questa tipologia di imprese assorbe, a Varese, il 18,5% dei finanziamenti.

«La decelerazione, se segue un picco di ristrettezze (per altro confermate dalle nostre analisi), non può essere considerata una buona notizia – dice Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese. I dati dell’insolvenza e della perdita di fatturato registrati dal settore produttivo, in questi ultimi anni, hanno infatti alzato la soglia di attenzione da parte del mondo del credito. E come abbiamo visto, i criteri di selezione sono ancora restrittivi. Questa “reazione” anticiclica delle banche porta ad un peggioramento della situazione e aumenta le difficoltà. Però gli imprenditori credono in ciò che fanno, nella loro professionalità e in quella dei loro collaboratori: allora, proprio per questo, vorremmo che ci credessero anche le banche. Ci sono progetti e idee che è corretto valutare e premiare».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Ottobre 2014
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