Dire, fare, stampare: tre storie di successo alla Maker Faire di Roma
Alla fiera dei "makers", gli artigiani digitali, anche storie di casa nostra: dagli skateboard motorizzati alle stampanti 3D. E c'è anche chi, con una piattaforma online, permette di personalizzarsi la chitarra
Se state cercando un posto che stimoli la vostra immaginazione la Maker Faire di Roma, la fiera dei makers, è quello che fa per voi. Dopo il successo della prima edizione, quest’anno l’evento si è trasferito da Palazzo delle Esposizioni, all’Auditorium Parco della Musica progettato da Renzo Piano. Un edificio di 70mila metri quadrati a un paio di chilometri dalla centralissima Piazza del Popolo, uno spazio "abbastanza" grande da ospitare le circa 90mila persone e i 2500 espositori che hanno acceso Roma dal 3 al 5 ottobre, con più di 600 progetti di tutti i tipi. Dalla lampada "babysitter" con sensori e microfoni incorporati, capace di riconosce il pianto del bambino, illuminando la stanza e mandando una notifica ai genitori; fino al progetto I’n’spirati che elimina l’anidride carbonica e modifica l’umidità dalle stanze di casa, migliorando la qualità dell’aria che respiriamo.
Tra tutte le Start-Up presenti alla fiera, un posto di rilievo lo hanno occupato quelle varesine, due delle quali sono state premiate dalla giuria della Maker Faire per i loro progetti.
Partiamo dalla più giovane: si chiama C’monBoard ed è nata dalla passione per lo skate di due ragazzi di Mozzate, Cecilia e Matteo (nella foto in alto). Dopo aver seguito un corso al Faberlab di Tradate su Arduino, la scheda elettronica inventata da Massimo Banzi (patron della Maker Faire) i due si sono inventati uno skatboard motorizzato comondato da una app.
«Tutto è inziato un po’ per gioco – racconta Cecilia, 27 anni, praticante avvocato -. Ho una passione per lo skate e con Matteo, che è ingegnere informatico abbiamo applicato un motore da modellismo alla mia tavola, collegando una ruota a una puleggia e a una cinghia».
«Poi abbiamo collegato Arduino a un modulino bluetooth e creato l’app, una sorta di accelerometro, in grado di interagire con la tavola». Semplice, no? Be’ forse non semplicissimo. In ogni modo C’monBoard, oltre ad aver suscitato l’entusiasmo degli appassionati e aver vinto il premio Focus Junior, «rappresenta un’alternativa al trasporto automobilistico che oggi è decisamente esagerato» conclude Cecilia.
Altro progetto "varesino" che ha riscosso grande successo tra gli artigiani digitali, è quello presentato da Futura group, un’azienda di Gallarate, che da qualche anno produce una delle stampanti 3D più apprezzate dal mercato, la 3Drag. Per le edizioni americane ed europea della fiera dei makers, i ragazzi di Futura group hanno presentato la Choco 3Drag, la prima stampante 3D in grado di stampare il cioccolato, personalizzandolo.
«La stampante ha avuto un successo incredibile e inaspettato – dice a Varese News Boris Landoni, uno dei tre soci fondatori dell’azienda -. Pensavamo di essere tra i tanti e in realtà eravamo gli unici ad avere una stampante di questo genere. Anche a New York, per l’edizione americana della Maker Faire, gli americani sono rimasti basiti dalla nostra macchina». Digerito lo sbigottimento i giudici della manifestazione hanno premiato la Choco 3Drag con il premio Maker of Merit 2014.
Infine, last but not least, Byomusic la Start-up di liuteria di Malnate fondata da Thomas Brusati, artigiano, musicista e makers che, attraverso il sito internet dell’azienda consente di creare, configurare e personalizzare in ogni minimo dettaglio la propria chitarra. (Leggi anche l’intervista a Thomas Brusati)
«Per noi è stata la prima volta alla Maker Faire – dice Thomas -. Abbiamo partecipato assieme a Faberlab e Confartigianato Imprese Varese e devo dire che l’impressione è stata molto positiva. È stata l’occasione per incontrare altri espositori, lanciare collaborazioni per progetti futuri e cercare di ampliare il nostro business. Per farti un esempio, con un ragazzo di Udine abbiamo pensato di progettare insieme un nuovo strumento musicale e chissà, forse tra qualche tempo lo lanceremo sul mercato».
Tutto molto bello insomma, ma come si fa a trasformare questa energia innovatrice in una voce stabile del nostro Pil? «Personalmente trovo che gli ostacoli maggiori siano nella burocrazia – continua Thomas -. Le vie per aver accesso al credito si riescono sempre a trovare, molto più onoresi sono i tempi burocratici. In altri paesi si riescono a sviluppare idee efficaci in tempi decenti». Qui evidentemente non ancora.
«Noi abbiamo riscontrato un grande interesse da parte della gente comune – dice invece Boris Landoni di Futura Group – ma un certo silenzio da parte delle istituzioni. Questo mondo è molto autoreferenziale e confrontandoci con persone che rimanevano a bocca aperta, a famiglie e ai ragazzi delle scuole, abbiamo capito l’importanza del lavoro di alcuni divulgatori che in questi anni hanno presentato questo mondo come una possibile alternativa economica e di sviluppo».
Un’alternativa che è già qui, molto più vicino della Silicon Valley americana, e che va solo incoraggiata.
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