Il Rotary festeggia quota tremila
Il Club di Varese arriva al traguardo dei tremila incontri da quando il 30 aprile del 1928 si tenne la prima riunione. Un pezzo di storia varesina, e non solo, lungo questi decenni sono legati alle attività del Rotary
“Tolto Beatiful, non ci fa paura nessuno”. Quella di Fabio Bombaglio, alla riunione del Rotary Club Varese di giovedì 2 ottobre, non è una battuta a caso. La sua relazione resterà alla storia perché si è tenuta nella seduta conviviale numero tremila.
Un’occasione per ripensare alla propria storia che nacque il 30 aprile del 1928. La prima riunione del Rotary Club aveva al primo punto dell’ordine del giorno proprio l’approvazione dei componenti del Club. Nomi noti, che hanno fatto un pezzo della storia della provincia. Aderivano Guido Bonelli, Giovanni Bossi, Domenico Castelletti, Vincenzo Castelletti, Achille Cattaneo, Ugo Introini, Giulio Macchi, Ottorino Maderna, Alessandro Maino, Franco Marzoli, Riccardo Motta, Egidio Pomini, Piero Rasina, Scipione Rivarocci, Ermenelgildo Trolli, Vittorio Vita. I sedici, ad eccezione di due da Gallarate, uno da Busto Arsizio e Castellanza, erano tutti varesini.
La sede del Club era fissata nei locali dell’hotel Excelsior, attuale Villa Recalcati, e la quota annuale di ammissione era di 200 lire. A presiedere quel primo gruppo era Ermenelgildo Trolli, patron dell’allora calzaturificio.
Era una Varese che contava, che aveva una banca e numerosissime imprese. Il segno evidente lo si sarebbe visto da lì a pochi mesi, quando il 17 settembre dello stesso anno venne inaugurato ufficialmente il Club, nel giorno dell’apertura del convegno nazionale di tutti i Rotary. Cronaca Prealpina ne dava grande evidenza per tre giorni di seguito dedicando alla notizia ampi servizi.
Il Rotary Club Varese oggi festeggia una lunga storia che è fatta di tremila incontri e di impegno di persone che sono passate attraverso questa esperienza. Come scriveva alcuni anni fa Pierfausto Vedani, “il Rotary Club di Varese con le sue scelte programmatiche certamente creò le premesse di un progresso che dopo pochi anni sarebbe stato decisivo per la comunità grazie a modernità e qualità dei vari focus proposti alla città”.
La condizione di oggi è molto diversa, e la crisi generale la si riscontra con molti segnali. Forse è stata solo una coincidenza, ma la relazione di oggi di Fabio Bombaglio era incentrata sugli sviluppi della giustizia civile e sui contenziosi. Un vero segno dei tempi che, al di là del momento buio, legato al regime fascista che imperava nel 1928, ci fa capire quanto siano diverse le visioni ottant’anni dopo.
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