La prima vittima navale della Grande guerra è una Varese che giace nel mare istriano

Il relitto del mercantile che portava il nome della Città giardino è affondato a causa di una mina a lorgo delle coste all'altezza della città di Pola

Una nave che porta il nome di Varese giace sul fondo del mare a largo della costa istriana all’altezza della città di Pola ed è una delle primissime vittime della Grande guerra. Non è la prima perché tempo fa avevamo scritto di un’altra nave, un incrociatore italiano di metà Ottocento, che solcò i mari della battaglia di Lissa recando a prua il nome della “Città giardino”. Ora, grazie alla segnalazione di Lorenzo Colombo, un lettore attento e appassionato di storia marina, puntiamo i fari su un’altra nave costruita nel 1871 dai cantieri Humphyrys & Pearson di Hull (Regno Unito) come Winestead, per gli armatori britannici Bayley & Leetham di Hull poi passata di mano svariate volte fino ad arrivare al genovese Clorialdo Devoto, che la registrò a Genova e ribattezzata con il nome Varese. (Foto in alto tratta dal libro "Die Handelsschiffe Osterreich-Ungarns im Weltkrieg 1914-1918" e citata da Adriatico).

Il Varese era un piroscafo da carico, una delle più vecchie navi mercantili battenti bandiera italiana – ci scrive Lorenzo Colombo -. Il 19 gennaio 1915, mentre l’Italia era ancora neutrale, ma la guerra già devastava l’Europa, il Varese, partito oltre una settimana prima da Sfax carico di fosfati e diretto a Venezia al comando del capitano Carlo Mortola, capitò in un campo minato austroungarico al largo di Pola, a causa della nebbia e del maltempo incappò in una mina vagante. Lo scoppio le distrusse la prua ed affondò rapidamente, sbandando a sinistra, 6 miglia ad ovest di Bagnole (un villaggio di pescatori vicino a Pola). Non ci fu il tempo di calare alcuna scialuppa; un piroscafo giunse sul posto un’ora più tardi, ma poté recuperare solo il terzo macchinista livornese Alfieri Vidali, aggrappato ad un rottame, ed un cadavere. Vidali fu l’unico sopravvissuto tra i 21 membri dell’equipaggio. Altre navi accorse in zona non trovarono nessuno.

Oggi il relitto è una metà per subacquei, nel corso delle immersioni, si può entrare nella nave Varese che è abbastanza largo e sicuro in tutta la sua lunghezza. Si trova a 31 e 44 metri di profondità, il relitto giace in posizione verticale sul terreno, l’arco è interrotto nel punto dello scoppio della mina, mentre il ponte e la sovrastruttura sono in rovina. I sedimenti di fango ricoprono la macchina a vapore, che è liberamente accessibile e visibile dall’alto. Il relitto è attualmente pesantemente ricoperta di spugne, molluschi e alghe.

(Foto tratta da Fran’s reef)

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Ottobre 2014
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