Il teatro a Scutari tra «il profumo del pane e l’impegno dei bambini»

Continua il racconto di Martin Stigol del Teatro Zattera di Varese e della compagnia teatrale in viaggio in Albania per un progetto che prevede un laboratorio di teatro con i bambini dei campi rom

Continua il racconto di Martin Stigol del Teatro Zattera di Varese e della compagnia teatrale in viaggio in Albania per un progetto che li vede collaborare con il Festival Teatri del Mondo e Ipsia-Acli di Skutari. Un progetto che prevede un laboratorio di teatro con i bambini dei campi rom e diverse animazioni all’interno delle case famiglie.

Il laboratorio di teatro con i bambini che abitano nei campi rom comincia tutte le mattine al Villaggio della Pace, sulle colline di Scutari, quando il pulmino dell’Ipsia-Acli e la macchina di Suor Maria (Riccarda) carica i bambini nei campi, che sono distribuiti in diversi punti della città.

 
Prima di cominciare, Suor Franca taglia il pane e prepara la colazione per tutti i partecipanti, dopodiché  sono pronti per cominciare a raccontare la storia di Pinocchio. Dopo dieci giorni di lavoro, abbiamo  un gruppo di circa venti bambini e ragazzi, dai sette ai dodici anni, che hanno frequentato tutte la prove di Pinoku (Pinocchio). Qualche volta vengono altri quindici bambini piccoli dai due ai cinque anni, che accompagno i loro fratelli maggiori ma che fanno fatica a capire la lingua albanese, per questo li abbiamo impegnati nel lavoro con piccole scenografie.
 
Con Noemi Bassani, Flavia Valoppi, Maurizio Stammati ed Ennio Brilli (che segue la parte video) facciamo due ore di laboratorio al giorno, cercando di motivare ogni partecipante a dare il meglio. Se all’inizio il gioco veniva interrotto da scherzi, qualche pugno e piccoli calci, adesso sembra che tutti hanno deciso di fare la loro parte nello spettacolo e ti rispondono con un semplice “po” che vuol dire “ sono d’accordo”. Avere una risposta del genere così chiara, vuol dire essere a metà dell’impresa.
 
I personaggi sono nati a partire della loro scelta di mettersi in gioco e ha collaborato con noi Besmir Sula, un acrobata rapper che ha vinto l’ultimo Talent show a Tirana. Con i suoi 22 anni, è stato una bella scoperta e la sua generosa è stata una preziosa collaborazione in questo progetto. Abbiamo Geppetto, Pinocchio, il Grillo, il paese dei Balocchi e Lucignolo, ma ci manca la Fata, perché le bambine, che sono state presenti nei primi giorni, sono partite per Tirana per “lavorare” e qualcuno ha detto che forse non torneranno per la prova aperta dai Salesiani di Scutari venerdì prossimo.
 
La storia la conoscevano e il primo giorno, uno di loro, la raccontò nella propria lingua, il romish, perché non tutti vanno a scuola e non tutti capiscono la lingua albanese. In un esercizio abbiamo chiesto di comporre una breve storia e di fare loro delle proposte e, come se fosse un’abitudine di ogni giorno, loro si sono messi in gioco come se niente fosse dimostrando che il teatro è fatto di tempo, prove e tanta collaborazione.
 
I profumi che accompagno questi giorni, non sono soltanto il caffè della colazione, il pane fresco o le pietanze albanesi. Ci sono profumi che sono stati presenti fin dal primo giorno, uno in particolare è stato quello di legna bruciata del quale sono impregnati i loro vestiti. E’ sempre presente nelle stanza piccola di legno dove si fanno le prove come il pane fresco della colazione per i bambini.
 
Quando abbiamo lavorato con i nasi di cartone ognuno ha fatto la sua parte, come se fosse naturale mettersi in faccia una maschera e in quel momento ti scatta, in automatico, la domanda del perché qualcuno in questo mondo abbia scelto per questo popolo tanti sacrifici, di non permettere ai propri figli di giocare. Il loro gioco è il loro quotidiano lavoro.
 
La maggior parte dei partecipanti sono maschi perché è noto che le femmine sono più portate per fare l’elemosina oppure, come abbiamo visto in qualche campo, a tredici anni sono diventate già madri. Su questo ci sarebbe tanto da dire, ma quello che è evidente agli occhi è che queste bambine non riescono a finire la propria infanzia, che sono già sposate e diventate adulte.
 
Dopodomani faremo la presentazione all’auditorium dei Salesiani, nel centro di Scutari, ma sono certo, che andrà tutto come previsto, potrebbe mancar qualcuno che forse deve andare a lavorare, ma la loro voglia di partecipare è evidente. Durante il laboratorio, nessuno si è mai negato al lavoro, qualcuno si è messo più in evidenza, e qualcuno al riparo, ma sono stati sempre concentrati e non si perdono dietro certi capricci o la svogliatezza che da noi non manca mai.
Il dono più bello che mi porto di questi bambini quasi adulti, è la loro voglia di dare al mondo una loro versione di Pinoku al di là della loro esistenza, che personalmente considero tortuosa. I bambini dei campi rom non conoscono una vita più agevolata, ma hanno il desiderio di dare agli altri un spettacolo conclusivo, come se fosse parte della fine di un gioco. Al di là delle loro fatiche quotidiane, del loro lavoro, del loro mendicare, mi sembra che sia meritevole di far parte di questo mondo, con tutti i diritti scritti nella Carta Universale, che questo 2014, compie 25 anni. Far finta che siano una categoria minore, che per una scelta sbagliata devono rimanere al margine, e cancellare per sempre l’infanzia di questi bambini meravigliosi, questo in questa Europa che si aggiorna quotidianamente non è tollerabile.

Martin Stigol 

La prima tappa: Da Varese a Skutari, nei campi rom per fare teatro
La seconda tappa: Nel villaggio di Scutari: «I bambini e il teatro che entra nella loro vita»
La terza tappa: "Una porta alla solidarietà"

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Ottobre 2014
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