Quei “cani sciolti” della droga finiti in manette
I carabinieri in oltre un anno di indagini riescono a ricostruire l’attività di un gruppo dedito allo spaccio. La dose? Al bar, al momento dell'apertivo
Non c’era un capo vero e proprio: a seconda del vento che tirava, dalle situazioni che si prefiguravano all’orizzonte c’era chi prendeva in mano le sorti del gruppo e dell’attività: lo spaccio di droga.
I carabinieri ci hanno messo più di un anno con pazienti indagini per risalire ai componenti del gruppo di malviventi di origini albanesi e attivi nella zona del Basso Verbano che spacciavano la droga.
A far scattare l’operazione sono state le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Busto Arsizio su richiesta del pubblico ministero Zappatini ed eseguite dai militari della compagnia di Gallarate.
Le indagini, condotte dalla Stazione di Sesto Calende, hanno permesso di ricostruire un
contesto, ben radicato sul territorio, in cui operavano soggetti specializzati nel traffico e
spaccio di sostanze stupefacenti.
L’indagine si chiama appunto “cani sciolti”: una struttura non organizzata gerarchicamente, nella quale si alternavano nei ruoli e nei compiti i diversi componenti quando sorgevano
delle complicazioni o quando avevano necessità di sottrarsi ad eventuali attività investigative. Alcuni di questi soggetti, già noti all’Arma, erano gravati da precedenti specifici e, per questo, operavano con estrema scaltrezza e circospezione.
A questo gruppo di albanesi si rivolgevano diversi ragazzi o per l’acquisto di una singola
dose o di grossi quantitativi da rivendere, come nel caso di due italiani per uno dei quali è
scattato l’arresto mentre per l’altro una denuncia a piede libero.
Le indagini hanno preso l’avvio nell’agosto dell’anno scorso ed i militari, attraverso una
meticolosa opera quotidiana fatta di continui riscontri alle notizie acquisite nel corso delle
attività investigative, sono riusciti a risalire all’identità di uno dei soggetti e da qui la strada
è stata in discesa.
Tutte le attività di spaccio si accomunavano per il medesimo modus operandi ed i pusher utilizzavano come basi operative diversi esercizi commerciali, quali bar, ristoranti e pub.
Gli incontri avvenivano sempre nel tardo pomeriggio o nell’orario dell’aperitivo.
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