‘Ndrangheta e appalti Expo, 13 persone in manette
Operazione della Dda e del Ros dei Carabinieri tra la Calabria e la Lombardia. Gli inquirenti hanno ricostruito le relazioni tra appartenenti alle cosche, politici, immobiliaristi e funzionari pubblici per entrare nei subappalti
I carabinieri del Ros, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, hanno eseguito 13 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone consderate vicine alla ‘ndrangheta nella notte tra lunedì e martedì tra le province di Como, Monza e Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. L’accusa è di associazione a delinquere di stampo mafioso. L’indagine del procuratore aggiunto Ilda Boccassini hanno fatto luce su alcuni tentativi, da parte delle famiglie di ‘ndrangheta attive in particolar modo a Mariano Comense e nel Milanese, di entrare in appalti e subappalti nell’area di Expo 2015. In particolare sono stati ricostruiti contatti con politici dei comuni del Milanese, con il titolare di una società immobiliare attivo anche nel mondo bancario, con un funzionario dell’Agenzia delle Entrate e con un agente di Polizia Penitenziaria.
IL TERRENO A RHO – La vicenda approfondita dalla Dda riguarda l’ex-consigliere comunale democratico di Rho Luigi ddisi, dimessosi ad aprile di quest’anno dopo essere stato tirato in ballo in un’intercettazione con Ernesto Palermo, politico milanese finito in carcere nell’ambito di un’altra inchiesta contro la ‘ndrangheta che portò anche al suo arresto. Il consigliere comunale di Rho, nell’ordinanza di 800 pagine che ha portato all’arresto di 13 persone, avrebbe tenuto contatti con Antonio Galati, emissario lombardo dei Mancuso di Limbadi, a capo della locale di Mariano Comense. La ‘ndrangheta avrebbe messo i soldi (300 mila euro), l’imprenditore Franco Monzini avrebbe effettuato l’acquisto di un terreno a Lucernate di Rho e il consigliere comunale avrebbe vigilato sulla stesura del Pgt ottenendo il cambio di destinazione d’uso del terreno da industriale a residenziale. I tre compongono la fotografia inquietante del legame politico-imprenditoriale-mafioso che in Lombardia ha già mostrato la sua efficacia con l’operazione "Infinito". Alcuni dei personaggi sono gli stessi del 2010: ricompare l’ottantenne ex-capo della locale di Mariano Comense Salvatore Muscatello (dai domiciliari si era messo a capo dell’organizzazione in Lombardia).
I SUBAPPALTI – Due ditte riconducibili a Giuseppe Galati e intestata a parenti prestanome avrebbe ottenuto due subappalti da 450 mila euro per la costruzione di un’opera connessa ad Expo, la Tangenziale Esterna di Milano. Secondo le risultanze dell’inchiesta tali imprese avrebbero anche ottenuto una certificazione antimafia.
LA VIOLENZA – L’indagine, infine, ha fatto emergere tutta una serie di episodi violenti che dimostrano come – a fianco del braccio finanziario – operasse anche l’ala militare. Sono state sequestrate armi, ricostruiti pestaggi (uno particolarmente violento ai danni di un benzinaio di Giussano), intimidazioni alla direttrice del carcere di Monza con due proiettili a lei inviati, l’incendio dell’auto di un vigile urbano che aveva elevato una contravvenzione.
Solo pochi giorni prima la Squadra Mobile di Como aveva arrestato i presunti autori dell’omicidio di Ernesto Albanese, uno spacciatore di cocaina ucciso e seppellito a Guanzate nel giugno scorso. Si tratta di sei persone, attive a vario titolo nel traffico di droga, alcune di loro vicine ad una famiglia di ‘ndrangheta di Mariano Comense.
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