Quei migranti invisibili che partono dai boschi dietro casa
I cambiamenti climatici in atto spingono gli animali a muoversi attraverso i corridoi ecologici: nel Varesotto un progetto innovativo li aiuta. Viaggio nelle autostrade verdi della provincia dove la posta in gioco è la biodiversità
Si spostano verso nord, o a sud. Migrano per cercare la salvezza, spinti al di fuori dal loro habitat per via di un mondo che sta cambiando. Gli animali, come gli uomini, sono vittime di molti cambiamenti climatici in atto che li obbligano a cercare rifugio dove fa più caldo o più freddo, o dove è possibile trovare una nuova “casa”: un albero, una pianta, una pozza d’acqua in un bosco, un pascolo fresco. Un altrove spesso indefinito e difficile da trovare solo con l’istinto o la fortuna per via della presenza umana che ha disseminato di ostacoli il territorio.
Per questo nasce il progetto Lifetib “Trans Insubria Bionet” che Varesenews ha deciso di raccontare spostandosi direttamente sui luoghi per mostrare quali sono le difficoltà che gli animali devono affrontare per sopravvivere, dal profondo della foresta al giardino di casa, e cosa si sta facendo per dar loro una mano.
Le azioni, molte delle quali in atto proprio in questi giorni, sono rivolte a favorire lo spostamento delle specie attraverso corridoi biologici in un territorio che funge da cerniera fra la Pianura Padana e le Alpi: percorsi, “strade” verdi – cioè greti dei fiumi, aree boschive al limite delle città, campagne – che mettono in contatto l’ambiente del parco Campo dei fiori con il parco del Ticino e i 15 Siti di Importanza Comunitaria che stanno nel mezzo: polmoni nel cuore di una provincia da oltre 800 mila abitanti serviti da strade, autostrade e addirittura un aeroporto.
Guardiamola per un secondo, l’istantanea satellitare del nord Italia: ci sia accorge subito a quale giro siano costretti gli animali per seguire la direttrice nord-sud, Alpi-Appennini: alle pendici delle montagne lombarde si trova un tappo di cemento che dal Ticino fino al lago di Garda rende difficile la vita agli animali. Gli sbarramenti hanno il nome dei paesi alle pendici del Campo dei Fiori, visibili ad occhio nudo dalle tante strade rivolte verso il lago.
Le opere da realizzare sul territorio sono di una duplice natura: la rimozione degli ostacoli (che i tecnici chiamano “deframmentazione” e ha l’obiettivo di aiutare negli spostamenti lavorando sui punti critici) lungo i corridoi ecologici, e quelle di miglioramento dell’habitat naturale. Ma dove intervenire? Per decidere dove e come operare è stato fondamentale individuare dei “varchi”, cioè i passaggi degli animali che sfruttano percorsi offerti dalla morfologia dei luoghi ma a volte non sempre agevoli: ci sono voluti di 4 anni di studi, osservazioni e monitoraggi con fototrappole per verificare come e dove gli animali si muovono.
Fondamentale è stata anche l’attivazione del “contratto di rete” con una cinquantina di comuni (non solo quelli compresi nel parco Campo dei Fiori e nel Parco del Ticino) grazie ai quali è stato possibile definire con gli amministratori locali gli interventi nei varchi presenti nel territorio di ciascun comune interessato.
Per raggiungere questo obiettivo si stanno spendendo oltre 3 milioni di euro finanziati per metà dalla Commissione Europea e, a vario titolo, da Regione, Provincia, Fondazione Cariplo e Lipu per realizzare diverse opere di sostegno a questo obiettivo.
Una cifra alta? Nel corso dell’inchiesta avremo modo di rispondere a questa domanda rispetto alla posta in gioco che ha un nome: biodiversità. Se manca la biodiversità, viene meno anche la sostenibilità di un territorio a fornire delle risorse più importanti per la vita sul nostro pianeta. Risorse come l’acqua, o l’ossigeno che non possono venir acquistate al supermercato ma vengono prodotte gratuitamente dalla natura e che solo essa, se è in buona salute, può garantire.
LEGGI ANCHE: Gli animali nostri vicini di casa: una campagna per ricordarlo
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