Un “calcio” alla sordità: lo sport supera le barriere

Una discussione originale all'Università dell'Insubria dove la neo dottoressa Susanna Faroni ha presentato una tesi di laurea dedicata all'integrazione di udenti e sordi nelle squadre di calcio

 

Lo sport come mezzo di integrazione, come volano per realizzarsi. Può una persona sorda giocare in una squadra di calcio? È la domanda che si è posta Susanna Faroni, 23 anni, studentessa dell’Università dell’Insubria che lo scorso 30 settembre si è laureata in Scienze motorie discutendo la tesi: ““Un calcio alla sordità. L’integrazione tra sordi ed udenti nel Calcio a 5”

Un lavoro nato dalla curiosità e dall’interesse verso il sociale: «Ho conosciuto alcuni ragazzi sordi tesserati per il GS ENS Varese che partecipano anche al campionato gestito dalla Federazione sport sordi italia, FSSI, in serie A . Visto il mio interesse per lo sport, ho analizzato le dinamiche che nascono sul campo durante una partita di calcio chi sente e chi non sente».

Correre dietro a un pallone, calciare verso la porta, sorprendere il portiere: possono essere azioni che prevedono caratteristiche uditive particolari?  «Non ci sono problematiche particolari: i ragazzi sordi sono molto abili nel leggere il labiale, e i ragazzi udenti hanno imparato a comunicare con la lingua dei segni, direttamente “sul campo”. È una questione di compromessi, di capacità di adattamento alle situazioni, come del resto, in tante altre circostanze nella quotidianità»

Alla discussione della tesi di Susanna, ha partecipato anche una interprete della lingua dei segni, proprio per dare l’opportunità anche ai sordi di comprendere la discussione pubblica della tesi. Relatore era la professoressa Valeria Nieddu, docente di Didattica e Pedagogia speciale nell’ambito del corso integrato di Psicobiologia e pedagogia.

Susanna nella sua tesi ha citato l’abate Sicard, educatore francese ottocentesco di ragazzi sordi «Sicard sosteneva che “La barriera tra la persona sorda e udente che un uomo solo ha avuto il coraggio e il talento di abbattere, non esisterà più”, ecco è questo, abbattere una barriera invisibile, che il GS ENS Varese e le società sportive che accolgono  questi ragazzi, stanno facendo – continua Susanna – con questa tesi ho dimostrato che la barriera tra sordo e udente è facile da sgretolare, ci vogliono pazienza e fatica. Grazie alle lingue dei segni, alle conquiste in campo medico, sociale e tecnologico, sordi e udenti sono sempre più vicini. Inoltre, a rendere l’interazione sordo-udente più semplice da affrontare è la consapevolezza di un’identità, quella sorda, che secoli di storia sono riusciti a far emergere. Durante questo viaggio non ho visto  quella barriera tra sordo e udente di cui parla Sicard; in realtà è solo il frutto di una storia in cui l’ignoranza nell’affrontare, nell’approcciarsi a un problema medico, ha portato a considerare i sordi diversi e a escluderli. L’unica necessità dei sordi è quella di essere accolti, accettati, che è in fondo la necessità di ogni essere umano. Da questo lavoro è emerso che forse, grazie allo sport, questa barriera comincia a cadere sotto il suo stesso peso, non trovando più fondamenta per reggersi».

Un calcio ben assestato, dunque, supera anche le barriere culturali. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Ottobre 2014
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