Col gommone per tornare a casa da mamma e papà
Capita anche questo: il fiume esonda e ci regala la storia del quattordicenne che per attraversare il cortile di casa è costretto ad usare il canotto
Fratello e sorella che s’abbracciano con affetto osservando la loro casa, sono sicuri che nello stesso istante e fra le mura domestiche mamma e papà si stanno guardando al lume di candela. Purtroppo non è una serata romantica, ma di quelle da battere i denti dal freddo e umidità specialmente se un fiume ti entra in casa e la caldaia va a farsi benedire. Le candele non sono accese per il culto del romanticismo ma per via dell’energia elettrica saltata. E lo champagne, casomai venisse voglia di berlo per brindare all’occasione speciale, è anche lui in cantina, e quindi ti saluto.
Succede che nella serata più piovosa dell’anno (tiriamo a caso, ma è difficile sbagliare nda) ci si imbatta in un quadretto che ha del grottesco: un ragazzo di appena 14 anni costretto a rincasare a bordo di un gommone: spiace non poter citare il nome, perché l’intento è nobile: i genitori sono al primo piano della loro casa a Germignaga, a un tiro di schioppo dal Margorabbia e rimasta a bagno. Lo troviamo per caso con una pila in testa che sta ragionando con la sorella maggiore: “Ma se vado in casa e comincio a tirare fuori un po’ di sedie, dici che ora di domani si cominciano ad asciugare?” le dice. “Ma lascia perdere dai…Piuttosto, vai a farti la doccia. Anzi, no: manca l’acqua calda”, ribatte lei.
Questo giovane, che nelle intenzioni è già grande, regala un quadro di speranza nel mezzo della tempesta: tornerà a casa dai genitori che non vogliono lasciare la loro abitazione e si sono rintanati al primo piano. Lui, per raggiungerli, dovrà farsi una vogata col canotto: il piazzale è sommerso d’acqua marrone che arriva ai vetri di una minicar parcheggiata in cortile. È ora di andare. Mamma esce sul balcone, lo chiama. Lui, anziché il pigiama, per avviarsi sul viale del materasso calza un paio di stivaloni e prende il largo verso casa.
L’allarme è scattato verso le 17.40, racconta. Il fiume ha incominciato ad uscire e in via Stehli, proprio di fianco alla rotatoria lungo la statale non c’è stata altra scelta che guardare andarsene il piano terra della casa. Ma poi che fare? Se qualcuno avesse necessità urgente di muoversi? Ecco l’idea del canotto. “Io vado, s’è fatto tardi” – dice, salutando la sorella, un amico e due parenti nel frattempo arrivate per vedere cosa succede. La ragazza sembra quasi seguirlo con gli occhi mentre il fratellino si allontana: lei questa notte troverà rifugio da amici. A occuparsi di mamma e papà ci penseranno lui e i suoi remi.
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