Edilizia, al Faberlab il punto sul futuro del settore

L'officina digitale della provincia di Varese incontra i professori del Politecnico di Milano per fare il punto sulle nuove tecnologie a disposizione dell'edilizia, tra cui anche le stampanti 3D

Una sala gremita di architetti, imprenditori e studenti ha accolto i professori del Politecnico di Milano per l’incontro organizzato dal Faberlab, venerdì 21 novembre, dal suggestivo titolo "Stampa 3D in edilizia". Un workshop organizzato dall’officina digitale di Confartigianato Imprese Varese, per fare il punto sulle possibilità che la prototipazione rapida, la produzione digitale mediante stampanti 3D, l’open source e la produzione in serie personalizzata, offrono oggi al settore del mattone. Temi che, oltre a trovare l’interesse del pubblico, sono osservati molto da vicino dai vertici dell’associazione artigiani, all’incontro erano presenti anche il presidente nazionale dell’associazione Giorgio Merletti e di Varese, Davide Galli, per gli sviluppi che potrebbero offrire a un settore in profonda crisi.

Proprio per capirne di più, abbiamo intervistato Gabriele Masera (in foto, il primo a sinistra), relatore della serata e docente al Politecnico di tecnologie costruttive ed efficienza energetica. 
Professor Masera, quali prospettive offrono le stampanti 3D per l’edilizia?
«In termini di stampa 3D, vedo la possibilità di prototipazione e più in generale vedo, come grande tema quello della realizzazione del miglioramento nel processo costruttivo di parti degli edifici. In particolare di parti complesse o parti dove vogliamo ottimizzare l’utilizzo dei materiali». 

Crede davvero che enormi stampanti 3D,  sostituiranno gru, ponteggi e manodopera tradizionale?
«Sono scettico a riguardo a queste visioni che immaginano interi edifici realizzati con stampanti di grandi dimensioni; perché gli edifici, lo sappiamo, sono organismi estremamente complessi che in questo momento è difficile ridurre alla relativa semplicità della stampa. Mentre vedo grandi potenzialità per quanto riguarda il miglioramento dei processi produttivi di elementi complessi da mettere in opera».

Eppure in Olanda, negli Stati Uniti, in Cina, già esistono stampanti 3D capaci di "stampare" muri di calcestruzzo. Si parla di risparmi ed efficienza mai raggiunti prima. Utopia o realtà?
«Sono convinto che le visioni, anche utopiche, ci aiutano a progredire. È fondamentale avere argomenti stimolanti su cui riflettere. Vedo però nell’immediato delle applicazioni che siano più specifiche e che risolvano dei problemi più precisi. Del resto la storia dei tentativi di industrializzazione prefabbricata su grande scala del XX secolo, è costellata di fallimenti. Proprio perché è difficile che l’edilizia si adatti a sistemi omogenei. Quindi, secondo me, è utile applicare la fabbricazione digitale all’adattabilità che si richiede alla tecnologia per seguire il progetto che è sempre diverso».

Il settore dell’ediliza in Italia è in crisi e i tristi fatti di cronaca delle ultime settimane ci hanno riportato a parlare del problema del consumo di suolo, è di pochi giorni fa la legge approvata in Lombardia. In Italia c’è bisogno di costruire ancora?
«In Italia dobbiamo costruire sul costruito. È una strategia, probabilmente inevitabile, di densificazione delle città, di miglioramento qualitativo dell’esistente. È chiaro che non siamo in Cina o nel resto del mondo dove comunque l’Agenzia internazionale dell’Energia prevede un aumento del 30 per cento del numero di appartamenti che dovranno essere costruiti, ma nel mondo c’è uno sviluppo del settore straordinario. In Italia, dove il suolo è terminato indipendentemente da quello che possono dire le leggi, il tema della fabbricazione digitale è molto interessante proprio perché ci offre alcuni strumenti con cui implementare il nostro know-how ed esportarlo nel mondo. Per questo dovremmo investire in queste nuove tecnologie».

A proposito di investimenti. A che punto è il Politecnico?
«Stiamo lavorando in molte sedi e in molti dipartimenti per centralizzare gli sforzi sul tema della fabbricazione digitale e dei Fablab proprio per essere di servizio, anche esternamente, a chi sarà interessato a questo tema». 

Crede che il Ministero dell’Istruzione abbia colta l’importanza di investire in questo campo di ricerca?
«Non sono a conoscenza di grandi piani, come quello di Obama che ha previsto un Fablab in ogni contea con investimenti che si misurano nell’ordine dei miliardi di dollari, quindi preferisco non esprimermi per non dire inesattezze. Quello che mi sembra di vedere in Italia è che ci sono tante iniziative come queste, che partono dal basso». 

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Pubblicato il 21 Novembre 2014
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