Il Governo tagli i finaziamenti, patronati pronti alla serrata
Una sforbiciata di 150 milioni di euro, rispetto ai 430 previsti nell’immediato futuro, e una prospettiva di riduzione strutturale dei finanziamenti del 34,5% negli anni a venire per servizi di tutela
Una sforbiciata di 150 milioni di euro, rispetto ai 430 previsti nell’immediato futuro, e una prospettiva di riduzione strutturale dei finanziamenti del 34,5% negli anni a venire. I patronati sono sul piede di guerra per quanto si sta discutendo in questi giorni nelle camere di commissione parlamentare all’interno della legge di stabilità. Un progetto che li vedrebbe privati di una enorme quantità di risorse che li potrebbero portare a dover dimezzare il servizio fondamentale fino ad oggi offerto agli sportelli.
Previdenza, infortuni, malattie, prestazioni assistenziali, assistenza agli immigrati, la grande fetta di servizi erogati e il contributo insostituibile che affianca e spesso sostituisce gli sportelli INPS sarebbero messi a rischio.
I segretari di Acli, Inas-Cisl, Inca-Cgil, Ital-Uil, ovvero i maggiori e più affidabili patronati uniti sotto la sigla Cepa che da soli seguono l’85% delle pratiche INPS in provincia di Varese, lanciano l’allarme: «è un attentato alle tutele delle persone che hanno difficoltà e bisogni». Lo dicono senza mezze misure illustrando puntigliosamente l’entità dei tagli previsti in questa legge di stabilità che «sferra il più grande attacco al sistema dei patronati che si sia visto».
Attualmente il sistema dei patronati viene finanziato attraverso un’aliquota dello 0,226% sui contributi versati dai lavoratori. L’80% di questa cifra viene erogato subito, mentre la parte restante dopo circa 3 anni. Questo, nel complesso, doveva portare nelle casse dei patronati circa 430 milioni di euro nel 2015. Soldi con i quali vengono pagati gli stipendi e i costi di gestione del servizio secondo una ripartizione calcolata sugli effettivi servizi erogati. Ma secondo il progetto di legge scritto a Roma questo cambierà: 150 milioni verranno tagliati subito, verrà dimezzata l’aliquota disponibile e dilazionati ulteriormente i pagamenti.
«I patronati oggi forniscono già un servizio sottocosto allo stato perché erogano pratiche ai cittadini che vengono coperte solo per il 70% dai finanziamenti pubblici – spiegano i segretari del Cepa – la restante parte spessi viene ripianata dalle strutture sindacali che ospitano i patronati nell’ambito dei servizi indispensabili per organizzazioni che tutelano il lavoro». La speranza è che il provvedimento venga rivisto prima di diventare legge, e per raggiungere il risultato il mondo dei patronati è pronto alla mobilitazione. Una mobilitazione che partirà gradualmente con due gazebo informativi sabato 15 novembre in corso Matteotti e in piazza XX settembre a Varese ma che è pronta anche alla serrata dei patronati: «quando tutti gli utenti che vengono ai patronati si riverseranno agli sportelli INPS lo stato si accorgerà dell’importanza dei servizi offerti da noi ma, soprattutto, della sua impossibilitò a far fronte all’enorme mole di lavoro». L’attività dei patronati, infatti, funge un ruolo di cuscinetto tra la gestione delle pratiche INPS affidata agli sportelli telematici, che però in pochi comprendono e riescono ad utilizzare, e gli utenti che si trovano a gestire situazione delle quali conoscono poco dal punto di vista tecnico e giuridico. «Basti dire nonostante la possibilità di fare tutto online da soli ben l’85% di chi deve usufruire del servizio viene di persona ai patronati dove si è seguiti sotto ogni punto di vista. Questi sono dati che devono far riflettere e che che ci dicono che i tagli previsti andranno a colpire prima di tutto le persone più indifese di questo paese».
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