Maltempo: la Regione chiede 88 milioni, il governo ne concede 5,5
Maroni: "Chiederemo un intervento al Parlamento per un'integrazione. La Regione non dispone dei fondi necessari per coprire la differenza"
«Dal Governo arrivano solo brutte notizie, perché, in relazione alla dichiarazione di ‘Stato di emergenza nazionale’ conseguente alle avversità atmosferiche di questa estate, abbiamo inviato una richiesta complessiva di danni, da parte dei Comuni lombardi, di 88 milioni, ma il Governo ce ne ha mandati solo 5,5. Si tratta di una decisione completamente sbagliata, che penalizza ingiustamente i nostri Comuni e, in particolare, il Comune di Milano, perché la maggior parte dei danni sono conseguenti all’esondazione del Seveso». Lo ha spiegato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, dopo la riunione della Giunta. «Adesso dovremo procedere al riparto, sulla base dei criteri della gravità dei danni, di questi 5,5 milioni – ha spiegato ancora il presidente – ma è evidente che non potremo coprire la differenza tra questi 5,5 e gli 88 richiesti, perché la Regione non dispone delle risorse. Questa è una cosa grave e di cui informeremo tutti i sindaci lombardi che hanno presentato domanda e chiesto un rimborso dei danni subiti dal maltempo. Ho chiesto un intervento al Parlamento per un’integrazione di questi soldi nella Legge di Stabilità, altrimenti a essere penalizzati saranno i Comuni, che hanno certificato questi danni e non avranno le risorse richieste, e i cittadini lombardi colpiti dal maltempo».
E proprio a causa del maltempo che ha flagellato la provincia in questi giorni e mandato in tilt la centralina di Melzo per i quali, ha detto il governatore: «Sono già partiti i lavori ma questo richiederà diversi giorni di intervento trattandosi di un guasto grave. E’ una cosa che riguarda Rfi ma ovviamente avrà ripercussioni su alcune linee del nostro traffico ferroviario nei prossimi giorni e proprio per questo ho convocato qui domani mattina i sindaci dei comuni interessati e i presidenti delle province per definire un piano B nel caso le Ferrovie non riescano a risistemare l’agibilità piena nel giro di un paio di giorni».
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