Oltre lo scoop: l’alleanza del giornalismo civico
Un modello basato sulla collaborazione tra comunità locali e professionisti dell'informazione: a Glocal gli esempi dall'Italia e dalla Francia (con un occhio alla sostenibilità economica)
«Il giornalismo civico non si gioca l’inchiesta sullo scoop, preferiamo declinare l’informazione in modo da rendere consapevoli i cittadini». A Glocal si parla del modello di giornalismo basato sull’alleanza tra giornalisti e cittadini, tra professionisti dell’informazioni e comunità locali capaci di stimolare, fare da fonte, raccogliere interesse e creare mobilitazione: «Un modello da non confondere con il citizen journalism, di cui a lungo si è parlato nelle redazioni italiane» specifica subito Rosy Battaglia, coordinatrice dell’incontro e animatrice del progetto giornalistico CittadiniReattivi. Il giornalismo civico è una esperienza consolidata negli Stati Uniti, ma che progressivamente vede la nascita anche di esperienze italiane: ne hanno parlato Lorenzo Bagnoli ed Elisabetta Tola. Bagnoli ha presentato il progetto di ExpoLeaks, esperienza che sperimenta le piattaforme di whistblowing, di raccolta di segnalazioni anonime, «per la prima volta codificata anche in Italia, nel settore pubblico, dalla Legge Severino»: «sulla prima segnalazione per passare ad un’inchiesta completa ci abbiamo messo due mesi, perché le verifiche devono essere più accurate e approfondite». Elisabetta Tola, raccontando le sue inchieste costruite insieme a cittadini e organizzazioni, ha spiegato anche il rapporto con le testate: le inchieste costruite pezzo pezzo si trasformano poi anche in pezzi giornalistici. Il caso di riferimento – citato anche da Rosy Battaglia – è Wired Italia, che da testata dedicata a temi tecnologici ha offerto spazi di inchiesta e approfondimento, con una sezione dedicata al Data Journalism: «L’inchiesta sulle certificazioni sismiche delle scuole è stata pubblicata in 20 puntate». In Francia la collaborazione tra giornalisti e organizzazioni ha trovato il suo riferimento in una testata dedicata, Altermondes, raccontata da Andrea Paracchini, giornalista italiano di base a Parigi: «Altermondes è una cooperativa con 200 soci, giornalisti, singoli e 42 organizzazioni, associazioni, fondazioni e sindacati». Nel comitato di redazione ci sono i giornalisti, ma anche i lettori e la presenza di voci con orientamento anche diverso costituisce un valore per la testata. «L’idea è di fare massa su temi di interesse collettivo». Il modello economico è ancora sperimentale e agli inizi, basato in parte sul coinvolgimento da parte delle organizzazioni dei propri iscritti (la rivista affianca al cartaceo quadrimestrale un sito web, con 4 persone al lavoro sui due fronti). La conclusione di Paracchini è significativa: «Ad Altermondes paghiamo i freelance 80 euro a cartella, dimostrando che è possibile pagare il giusto per il lavoro dei giornalisti».
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