“Il divieto del cellulare in classe è un’incongruenza”

I ragazzi stanno andando in un'altra direzione ma la scuola sembra non accorgersi. I tentativi di innovare ci sono. Matteo Locatelli, formatore della cooperativa Unison, parla della sua recente esperienza con 26 docenti

I ragazzi stanno andando in un’altra direzione. E  la scuola stenta a capirlo: si consideri che è ancora in vigore una direttiva del 2007 dell’allora Ministro Fioroni che vieta l’uso del cellulare in classe.

« Questa è la maggior contraddizione odierna — commenta Matteo Locatelli , formatore di Unison – È una direttiva recente ma che appartiene a un mondo ormai superato. Se riuscissimo a dirottare tutta la tecnologia che ci circonda in canali costruttivi, credo che otterremmo risultati sorprendenti. E non si tratta di progettare investimenti faraonici: bastano veramente pochi sforzi e la voglia di mettersi in gioco».

Matteo Locatelli ha appena concluso un lavoro di formazione e informazione per gruppi di docenti delle scuole primarie di Vergiate, Arsago Seprio, Somma Lombardo, Golasecca e Sesto Calende : « Per un anno abbiamo lavorato con 26 insegnanti sostenendoli nella loro impresa di innovare e scoprire vie alternative alla didattica tradizionale . È stato un lavoro sia teorico sia pratico, in aula, per superare piccoli e grandi difficoltà: dal funzionamento della Lim, alla connettività del wi fi, fino allo sviluppo di lezioni. La risposta è stata confortante: sono rimasti coinvolti fino alla fine del percorso e hanno cercato vie proprie di innovazione».

Ed è proprio la parola innovazione ciò che ancora fa paura. Salire in cattedra è una responsabilità perché occorre autorevolezza e certezza dei contenuti: « I ragazzi hanno bisogno di guide certe e stabili. Appena una persona si mostra pronta e sicura trova ragazzi pronti a seguirlo. Credo che se riuscissimo a far capire che la tecnologia è solo un mezzo a disposizione e non un fine, avremmo superato le maggiori barriere culturali. Al centro di qualsiasi rivoluzione ci sarà sempre il Professore, con la sua conoscenza e la sua competenza. La tecnologia servirà solo per parlare ai ragazzi nel linguaggio che sta diventando comune. Non  sempre e per tutto occorre affidarsi all’innovazione. E sarà proprio il docente a dire quando, come e perché si deve scegliere la via digitale».

Il cammino è all’inizio ma è obbligato: « La scuola è un elefante che si muove con i suoi tempi. Non credo, però, che si possa ignorare che con uno smartphone si possano trovare occasioni di approfondimenti, di analisi, di conoscenza mirabolanti. Il docente sarà colui che guida nell’indagine e nella valutazione critica. Vietare l’uso dei cellulari è un controsenso: occorre educare all’uso, non demonizzare».

Con la convinzione che la tecnologia sia al servizio dell’uomo, Matteo Locatelli ha proposto agli alunni( tutti gli studenti di qualsiasi età) che incontrano difficoltà nello studio o un momento di sconforto di iniziare un sistema innovativo per ritrovare la motivazione o l’interesse. Si chiama Progetto Get Lucky e prevede incontri gratuiti su appuntamento ogni lunedì e giovedì in biblioteca a Somma Lombardo dalle 15 alle 18.

L’insegnante non perderà alcuna centralità. Sarà sempre lui il faro del cammino scolastico: occorre solo che si apra a una diversa fiducia, una fiducia al passo con le caratteristiche del nostro tempo. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Dicembre 2014
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