Monica, la neofascista “non violenta” di Ordine Nuovo
L'inchiesta de L'Aquila sulla destra estremista porta anche a Besano, dove abita un 'amica dei capi del gruppo. Per i magistrati la sua è un'adesione solo ideologica, ma non terroristica. Ecco il suo profilo
Si chiama Monica Copes, 36 anni, la donna indagata nell’ambito dell’inchiesta sul terrorismo neofascista partita dalla procura de l’Aquila. Sono due in totale le donne nate a Varese coinvolte: lei e inoltre Marina Pellati, 49 anni, oggi residente a Montesilvano, sposata con Stefano Manni, l’ex sottufficiale dei carabinieri di Ascoli Piceno che voleva ricostituire Ordine Nuovo chiamandolo "Avanguardia ordinovista", e che al telefono parlava apertamente di stragi e attentati da compiere.
Varese
La Copes è segnalata nell’ordinanza di custodia cautelare come nata e residente a Varese, ma in realtà abita a Besano dove i carabinieri l’hanno raggiunta ieri mattina per la perquisizione domiciliare. La donna non è stata sottoposta a misure cautelari, anche perchè il suo ruolo nell’organizzazione è più sfumato. Banalizzando, si tratterebbe di un elemento ideologicamente di estrema destra, ma riluttante sul passaggio al terrorismo, anzi votata all’azione politica e non alla violenza.
(Manni, nella foto diffusa dai carabinieri del Ros)
Condivisione ideologica
E’ lo stesso gip a dirlo, quando ricostruendo il suo profilo, insieme a quello di altri indagati, la inquadra come facente parte degli “affiliati operativi, cioè quelli che, con condivisione ideologica degli obiettivi individuati dal Manni, nonché estendendo all’esterno il pensiero a fini di propaganda, hanno fornito disponibilità alla fase operativa di realizzazione del progetto”. Scrivono i magistrati che in particolare la Copes è amica di Luca Infantino, uno degli ideologi del gruppo, autore del logo e dello statuto del neo partito di Ordine nuovo, un legnanese di 33 anni che fa propaganda su facebook e che si era attivato per la costituzione di una lista comunale a San Vittore Olona.
Non aderisce alle azioni violente
Scrive ancora il giudice che la Copes, che per un periodo è stata vicina a Infantino e ha condiviso con lui il rapporto con il Manni, "non aveva però piena adesione alle idee di azioni violente del Manni credendo in maniera particolare al lavoro che stavano facendo a livello ideologico politico con la scuola Triskele”. Il passaggio fa riferimento al lavoro politico sul territorio che il gruppo sta compiendo in Lombardia. Se su internet gli epiteti fascisti e razzisti pronunciati da alcuni indagati sono all’ordine del giorno (in particolare contro Cecilye Kienge), nelle riunioni il tono invece si alza.
Scuola Triskele
Nella casa di un archeologo (che non è indagato) il professor Giancarlo Cavalli, un appassionato di storia del nazifascismo, si tenne lo scorso 8 febbraio, alle 11 del mattino, il primo incontro politico culturale della «scuola politica Triskele», il presunto laboratorio di idee dei neofascisti.
Tilgher
In un altro passaggio, il 14 maggio Luca Infantino e Stefano Manni parlano di Monica Copes. I due non la ritengono più affidabile ideologicamente. Dicono infatti che ha un contatto con Adriano Tilgher, ex La Destra e Avanguardia Nazionale, oggi Fronte nazionale, e che ne possiede anche il numero di telefono. I due affermano che la Copes è amica di Tilgher, identificato come un rivale poco avvezzo all’azione, e non capiscono come la donna possa ancora stare nella loro organizzazione.
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