Stampanti 3D accese nelle scuole grazie agli Artigiani

Nasce la Faberschool, progetto di Confartigianato imprese Varese che coinvolge sette scuole dai licei agli istituti professionali per diffondere la cultura digitale. Riccardo Luna: «Questo è un modello che può essere esportato»


«Se si vuole fare cultura digitale, la via scelta dagli artigiani varesini puo’ essere un modello da esportare». Se il lasciapassare te lo dà Riccardo Luna, digital champion italiano, allora vuol dire che la strada tracciata da Confartigianato imprese Varese va nella direzione giusta. Il modello a cui si riferisce l’uomo che più di tutti incarna il verbo digitale in Italia richiede due cose: da una parte, una visione imprenditoriale nuova, necessaria per traghettare il vecchio sistema manifatturiero nel “digital manufacturing” fatto di stampanti 3D, software open source e cloud; dall’altra, un sistema che la assecondi con investimenti mirati, politiche industriali adeguate e formazione a tutti i livelli.
Il problema, manco a dirlo, è la seconda cosa, cioè il Paese. E non ci si riferisce alla banda larga e tantomeno alle infrastrutture, quanto piuttosto alla mancanza di una classe dirigente che sappia di che cosa si sta parlando quando si pronuncia la parola «digitale».
Gli imprenditori, si sa, non amano perdere tempo e badano al sodo. Quelli varesini, poi, sono la quintessenza della concretezza, tanto da meritarsi una citazione («Te set adre a laurà») in "O scarrafone" vecchia hit del cantautore napoletano Pino Daniele. Lavorare a testa bassa, però, non basta più, ci vuole valore aggiunto. «Bisogna fare un’opera di alfabetizzazione tra le imprese – dice Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese e imprenditore metalmeccanico – perché non sono pronte per questo cambiamento, mentre i ragazzi possono essere i protagonisti naturali di questo passaggio perché loro il digitale ce l’hanno nel dna».
La “Faberschool”, presentata da Confartigianato, parte dunque dal bisogno immediato di fare cultura digitale tra i giovani perché solo in questo modo si puo’ dare una continuità al manifatturiero del territorio. I dirigenti dell’associazione di via Milano sanno benissimo che la gloria di ciò che è stato tra poco non basterà più né a sostenere i bilanci delle aziende né a garantire il sistema di rappresentanza. Una consapevolezza che nel giro di pochi mesi si è tradotta nell’apertura al territorio del Faberlab, fabbrica digitale di Tradate, e nell’introduzione nelle scuole delle stampanti 3D. I sette istituti (Isis Newton di Varese, Isis Valceresio, Padre Monti di Saronno, Liceo Scientifico Galileo Ferraris di Varese, Liceo Scientifico Marie Curie di Tradate, Enaip di Busto Arsizio, Itis e Ipsia Ponti di Gallarate) che hanno aderito al progetto di Confartigianato ospiteranno nei laboratori di informatica le “Sharebot”, fornite da Comingtools, società guidata da giovani imprenditori partner dell’iniziativa, mentre studenti e docenti verranno formati al Faberlab.
Negli ultimi anni si è imposta un’idea di scuola che non ha aiutato la transizione. Galli la definisce «liceizzazione della scelta», termine che vuole smascherare una classifica inesistente nell’immaginario dei ragazzi sulla scelta dell’indirizzo di studi. Se dessimo la parola a un protagonista del "Libro cuore", direbbe semplicemente: «Il lavoro non sporca mai», perché imparare un mestiere, che magari nella realtà ancora non esiste, in un istituto professionale non è meno dignitoso di un percorso liceale.

La Faberschool traccia una via che può contare anche sulla benedizione ufficiale del Provveditorato agli studi della provincia di Varese, sancita da un apposito protocollo e da un outing altrettanto importante. «Mondo del lavoro e scuola faticano a dialogare tra loro – ammette un dirigente del Provveditorato – quindi è necessario non far dipendere i profili formativi da ampollosi programmi ministeriali».
Le scuole collegate in videoconferenza con il Faberlab – tranne gli studenti del Marie Curie di Tradate che per andare nella fabbrica digitale di Confartigianato devono solo attraversare una strada – mostrano i primi prototipi sfornati dalle loro stampanti 3D. C’è chi si è cimentato nella classica realizzazione di un fischietto e chi, come il professor Potente dell’Isis Newton di Varese, brandisce trionfante la biella di un motore: pensata, disegnata al computer e stampata a scuola.
Il suo sorriso compiaciuto è quello di chi sa che da qui non si torna indietro.

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Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Dicembre 2014
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