Marò, la Ue chiede il rimpatrio
La mozione presentata da una sessantina di parlamentari e caldeggiata dalla saronnese Lara Comi
Il parlamento europeo ha approvato una risoluzione sui marò in cui si chiede, tra i vari punti, il loro rimpatrio e un cambio di giurisdizione. Nella risoluzione approvata dal Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, si «auspica che, alla luce delle posizioni assunte dall’Italia, in quanto Stato membro, in relazione agli eventi collegati all’incidente, la competenza giurisdizionale sia attribuita alle autorità italiane e/o a un arbitraggio internazionale». E’ stata espressa preoccupazione, inoltre, per la detenzione dei fucilieri italiani senza capi d’imputazione.
Un ruolo importante nel dibattito l’ha avuto l’eurodeputato di saronno Lara Comi, che ha commentato su twitter i lavori, partire da mercoledì sera.
Secondo Lara Comi, ma non solo, è la prima volta che il caso viene preso in carico dall’intera Unione Europea. L’Assemblea di Strasburgo ha sottolineato che i lunghi ritardi e le restrizioni alla libertà di movimento dei fucilieri sono inaccettabili e rappresentano una grave violazione dei loro diritti umani. Dopo aver espresso «profonda tristezza» e manifestato il proprio «cordoglio per la tragica fine dei due pescatori indiani», il Parlamento europeo «si duole del modo in cui la questione è stata gestita e sostiene gli sforzi esplicati da tutte le parti coinvolte per ricercare con urgenza una soluzione ragionevole e accettabile per tutti, nell’interesse delle famiglie coinvolte, indiane e italiane, e di entrambi i Paesi». Il parlamento europeo chiede che il caso sia trattato dalla diplomazia intenrazionale o dalla giustizia italiana.
«Questo caso si trascina ormai da tre anni – ha ricordato Federica Mogherini, rappresentante Ue per la politica estera – un lasso di tempo inaccettabile, nel corso del quale i due militari italiani sono stati e sono a tutt’oggi ingiustamente sottoposti a misure restrittive della libertà personale, pur in assenza della formulazione di un capo d’accusa».
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